La fame e le emozioni
In una società ricca come la nostra, il cibo non è più legato solamente allo stimolo della fame. Molto spesso ormai si è portati a mangiare anche per noia, nervosismo o agitazione. Si parla di fame emotiva, o fame emozionale, quando le persone tendono usare il cibo per affrontare le emozioni.
Il bisogno non è più quello di nutrire il corpo, ma semplicemente avere qualcosa da mettere in bocca. Molto spesso persino il gusto o la consistenza di ciò che si mangia diventano secondari. E’ evidente il richiamo all’età neonatale, quando l’atto di succhiare era legato anche al cercare consolazione o conforto, funzione che veniva allora svolta dal ciuccio o dal dito in bocca.
Più in generale, è alquanto comune l’equazione cibo-amore.
Chi ci ha accudito quando siamo nati si occupava di nutrirci. L’istinto di sopravvivenza ci diceva che senza queste persone non saremmo riusciti a sopravvivere. Anche in età adulta, il cibo continua ad avere una funzione sociale da non sottovalutare. I dolci sono parte integrante di qualsiasi festeggiamento, condividere la cena è sinonimo di amicizia.
Di fronte alle difficoltà, il cibo diventa non solo nutrimento ma anche fonte di amore e gratificazione.
Ecco i motivi alla base del comportamento che ci spinge a buttarci su snack e biscotti quando siamo tristi, frustrati, annoiati o arrabbiati. Quando mangiare,cioè, diventa un momento consolatorio.
La fame e le emozioni. In condizioni di stress aumentano i livelli di cortisolo. Si tratta di un ormone, definito proprio ormone dello stress, che si attiva in momenti di pericolo per mettere in allerta il corpo. Passata l’emergenza, il livello di cortisolo rientra nella media.
Ma quando lo stress diventa cronico, la produzione dell’ormone è prolungata. Normalmente, lo stato di tensione interrompe l’appetito. Una situazione ansiogena o preoccupante infatti spesso mette in secondo piano la fame. Ma se questa condizione diventa pressoché stabile, la persona è portata a mangiare di più. Non per saziarsi, ma per cercare un rimedio alla sensazione di inquietudine.
E’ per questo che la fame emotiva porta a ricercare i cosiddetti cibi spazzatura.
Essendo ricchi di zuccheri e carboidrati, questi cibi innalzano in breve tempo la serotonina, il cosiddetto ormone della felicità. Infatti ha la capacità di aumentare il buon umore e la tranquillità e tra le varie conseguenze diminuisce la voglia di ingerire cibo. Purtroppo in un soggetto ansioso, quando l’effetto della serotonina cala ritorna lo stress e aumenta di nuovo il cortisolo. E il meccanismo si ripresenta.
Attacchi di fame
Finché l’atteggiamento è almeno in parte controllabile e gli attacchi di fame contenuti, ne risente quasi solo la forma fisica. Gli alimenti ‘consolatori’ infatti non rientrano quasi mai nelle categorie frutta o verdura. Anzi la maggior parte delle volte sono poco salutari e molto calorici. Già questo comportamento, se non tenuto sotto controllo, può avere ricadute anche considerevoli sulla salute fisica.
Ma la situazione diventa preoccupante quando la fame emotiva sfocia in veri e propri disturbi del comportamento alimentare.
Si può arrivare a essere vittime di vere e proprie abbuffate, incontrollate per frequenza e quantità.
Questa patologia si chiama Binge Eating Disorder, disturbo da fame compulsiva. Le abbuffate compulsive diventano ricorrenti, e si ha la sensazione di perdere totalmente il controllo. Chi ne è vittima non ha alcun modo di fermarsi, ingerisce grandi quantità di cibo anche in tempi brevissimi.
Possono ingerire qualsiasi alimento, talvolta senza nemmeno masticarlo. Non avvertono il senso di sazietà, solitamente a fermarli è il dolore allo stomaco. Dopo l’episodio, sopraggiungono sensi di colpa, disgusto e disagio verso se stessi e il proprio comportamento. Ma ci si ricadrà dopo poco tempo, spesso è solo questione di qualche ora.
Non solo il disturbo può portare all’obesità, ma resta sempre presente. Ne soffre il 40% di chi è obeso. Le persone tendono a nasconderlo, a isolarsi, e quasi sempre mangiano di nascosto. Temendo, e sapendo, di non riuscire a controllarsi, fanno in modo che le abbuffate non avvengono mai in presenza di altri.
Ricorrere alla propria forza di volontà non è sufficiente.
Non si tratta infatti di mettersi a dieta e controllare il senso di fame per limitare le calorie. Tantomeno manca la consapevolezza di quali alimenti siano dannosi e quali salutari; il punto è che le scelte sono sviate da circuiti istintivi cerebrali. Questo tipo di impulso ha origine da meccanismi psichici, e spinge a mangiare in modo automatico, compulsivo e mai sano.
Gli attacchi di fame possono sopraggiungere più o meno improvvisamente, senza che seguano schemi preciso. Si può essere vittima degli episodi a casa o al lavoro, durante il giorno o di notte. Quello che è comune è l’obiettivo finale: trovare conforto in una situazione difficile e stressante.
Ecco alcune situazioni classiche in cui si presenta tale disturbo
– In ufficio
Qualsiasi occupazione professionale può essere fonte di stress per motivi diversi. Il lavoro da ufficio si presta però particolarmente a questo disturbo. Stare tutto il giorno seduti a una scrivania, magari condividendo lo spazio con un collega poco simpatico, è una situazione ansiogena. Non è detto che il livello sia tale da sfociare in crisi di ansia. In ogni caso, si è portati a cercare una consolazione.
Quella più facilmente reperibile è ricorrere al cibo. Non solo: il corpo cerca anche uno sfogo fisico della tensione. Alzarsi per recarsi alla macchinetta degli snack o andare a prendere un caffè al bar più vicino è un modo per allontanarsi dall’ambiente e spezzare il ritmo del lavoro. Ma ognuna di queste fughe si paga con l’introduzione di dannose calorie. Oltre a rafforzare il medesimo automatismo: il cibo calma lo stress.
– Nei weekend
Se il lavoro è causa di stress, talvolta l’assenza di esso lascia un voto che non tutti sanno come colmare. Sebbene il tempo libero permetta di coltivare un hobby o dedicarsi alla famiglia, troppo spesso la stanchezza accumulata durante la settimana persuade semplicemente a non fare nulla. La sensazione di riposo è però fasulla: non si scarica la tensione, né fisica e né mentale, e ci si ritrova in una sorta di limbo fatto di attesa. L’insoddisfazione porta a cercare un qualsiasi sollievo dalla propria apatia. Di nuovo, il junk food è a disposizione. Una sorta di droga legale, a basso costo e reperibile con facilità.
– Le ore notturne
C’è uno strano meccanismo che porta certe persone a mangiare compulsivamente di notte. Spesso queste abbuffate notturne sono comprese fra giornate in ci non si è assunto quasi nulla durante i pasti. Schiacciate dallo stress della giornata e il tentativo di portare a temine quante più incombenze possibili, molte persone si convincono di non avere tempo di mangiare. Lo stimolo della fame passa in secondo piano rispetto al lavoro e alle scadenze.
Quando è ora di andare a dormire, finalmente si concedono di avere tempo di pensare a se stessi. Ma a quel punto hanno bisogno di soddisfare non solo il corpo, ma soprattutto la psiche. E’ così che cercano alimenti eccessivamente zuccherini e calorici, che placano l’ansia, ma sbilanciano totalmente il regime alimentare. Inoltre un comportamento di questo genere influenza anche il ritmo sonno – veglia e influisce negativamente sul riposo, che non dovrebbe avvenire a stomaco appesantito.
Altre persone invece durante la giornata mangiano regolarmente, magari addirittura seguendo un regime alimentare restrittivo. Ma a sera gli impulsi prendono il sopravvento. Questo perché, fermato il rito delle attività quotidiane, il rilassamento fisico lascia emergere lo stress, che spinge a mangiare cibi dal potere consolatorio. Molti fra coloro che soffrono di attacchi di fame emotiva si svegliano addirittura nel mezzo della notte e sono spinti a mangiare. Riescono a riprendere sonno solo dopo aver riempito lo stomaco.
Fame emotiva. Fatichi a gestire il tuo rapporto con il cibo? Chiamaci oggi. Noi possiamo aiutarti.