Panico, ipocondria o ossessione?
Panico, ipocondria o ossessione? Si dice che l’ansia abbia mille maschere. Una maschera è l’agitazione. Un’altra è la preoccupazione. Un’altra ancora è la voglia di tenere tutto sotto controllo. E che dire dell’ansia di essere abbandonati? C’è l’ansia di non saper scegliere e l’ansia di fronte alla morte. Esiste poi l’ansia fobica, quella cioè rivolta verso un oggetto o una situazione specifici. E l’ansia panica, dove il nemico diventa addirittura il proprio corpo. Il minimo comune denominatore di tutte queste forme d’ansia è la limitazione della libertà che l’ansia comporta nella vita di chi ne soffre. E dove non c’è la possibilità di scegliere come vivere la propria vita vengono meno sia il concetto di libertà che di autodeterminazione.
Il primo attacco di panico non si scorda mai…
Il primo attacco di panico è spesso, per chi lo vive, un’esperienza traumatizzante. Alcune persone la raccontano come un’esperienza di quasi-morte. La tachicardia improvvisa, il dolore al petto, la fame d’aria, la sudorazione, i tremori. E la paura di impazzire, di morire o di fare un gesto sconsiderato. Tutti sintomi vissuti come estranei e allarmanti che conducono spesso la persona al più vicino pronto soccorso. In genere l’attacco di panico non dura più di 20-30 minuti. Ma l’esperienza è così drammatica da lasciare la persona nella preoccupazione e nell’angoscia che il panico possa ritornare. E allora si è costretti a riorganizzare la propria vita in vista di questa possibilità. Ci si limita negli spostamenti. Si ha bisogno di qualcuno di fidato con cui affrontare la quotidianità. Si evita di restare da soli. Non si va più a fare la spesa. Non si prendono più i mezzi pubblici. E la lista potrebbe continuare ancora.
Il panico è un’esperienza traumatizzante perché ci sorprende nella sua drammaticità. E produce una modificazione e una discontinuità nella nostra vita. “Da quel primo attacco di panico nulla è stato più come prima“, mi racconta un giovane paziente che seguo in terapia. “Mi sento vulnerabile e indifeso. Alla mercé di un corpo che improvvisamente si è ribellato e che non riesco più a controllare”. “E’ il mio corpo il principale nemico da combattere e tenere costantemente sott’occhio“. Per chi sopravvive al primo attacco di panico (quindi per il 100% dei casi) non è più possibile sentirsi sicuri nel proprio corpo. Ma ci si sente esposti al pericolo che può sopraggiungere, dall’interno, in qualsiasi momento. Mentre per chi soffre di una fobia basta evitare l’oggetto o la situazione temuti (ho paura degli aerei, non prendo gli aerei e sto bene) per chi soffre di panico è impossibile scappare da ciò che si teme!.E a nulla servono le condotte di protezione e di evitamento per fuggire dal panico. Come si suol dire: non puoi fuggire dalla tua ombra!
Panico, ipocondria e mania di controllo
E’ facile scadere nell’ipocondria una volta fatta esperienza di un attacco di panico. Improvvisamente ci si riscopre in un corpo vulnerabile, sensibile e fragile. E del fatto che dipendo dai capricci del mio corpo. Che non posso controllare totalmente. Prendere coscienza dei propri limiti corporei è insopportabile per alcuni individui. E il monitoraggio ansioso del proprio corpo è un tentativo (fallimentare) di riottenere un controllo completo sul corpo che si è improvvisamente imbizzarrito.
La psicoterapia per il panico
La lotta contro il proprio corpo può durare anche una vita intera, se non si interviene con un percorso di cura efficace. Dovrò dipendere dai capricci del mio corpo? Come posso convivere con i miei limiti? Come posso ritrovare la mia libertà? Qual è il mio posto nel mondo? Sono queste alcune delle domande che aiutano la persona a riposizionarsi e a radicarsi nuovamente nell’esistenza. Una buona psicoterapia per la cura dell’ansia deve saper aiutare la persona non solo a guarire dai sintomi dell’ansia ma a fare sì che si riappropri della propria libertà e ritorni a vivere pienamente.