disturbo bipolare

Sono bipolare?

Cosa (NON) è il disturbo bipolare?

Cambiare idea repentinamente e facilmente NON significa soffrire di disturbo bipolare. E il disturbo bipolare NON è un atteggiamento, né un lato del carattere. Spesso si fa confusione tra l’avere continui sbalzi d’umore e soffrire di disturbo bipolare. Il disturbo bipolare è una malattia mentale molto grave e invalidante caratterizzata da veri e propri terremoti emotivi. Le oscillazioni dell’umore sono estreme e si verificano non così spesso come si crede (in media 2-3 all’anno).

Quali sono i principali sintomi del disturbo bipolare?

La mania (o l’ipomania) e la depressione sono le due polarità attorno alle quali si addensano i sintomi del disturbo bipolare.

La mania

Nel disturbo bipolare di tipo 1, la persona sperimenta fasi di mania caratterizzate da un umore espanso e un’euforia esagerata. Tutto appare a portata di mano. Ogni progetto sembra realizzabile. Si tratta di un vissuto che non ha nulla a che vedere col sentirsi allegri o felici. La persona sperimenta un’impennata dei livelli di energia, ha bisogno di pochissime ore di sonno e di cibo. E’ molto più loquace del solito. E’ più litigiosa, irritabile o arrabbiata. L’autostima raggiunge livelli da perfetto narcisista. Aumenta la libido. E aumentano i comportamenti spericolati. La persona può così lanciarsi in investimenti ad alto rischio, certa di un ritorno economico. O in comportamenti sessualmente promiscui. In poche parole, si da alla pazza gioia. Un mio paziente mi raccontò che, in fase di mania, acquistò in una sola mattina tre auto di lusso e cinque moto. La mania dura almeno 7 giorni (l’ipomania ha invece una durata di circa 4 giorni). Questa fase del disturbo è così invalidante da richiedere l’ospedalizzazione.

What goes up, must come down: benvenuta depressione

La depressione può seguire, ma anche precedere, un episodio di mania o di ipomania. In questa fase del disturbo la persona sperimenta un umore triste, si sente disperata, fatica a prendersi cura di sé. Non esce più di casa, non va a lavorare, non studia. Ciò che in mania appare come fattibile, nella depressione appare distante e irraggiungibile. Si fa fatica persino a tirarsi giù dal letto. La durata della fase depressiva è di solito più lunga di quella maniacale. La persona può versare in uno stato depressivo anche per mesi. Lo switch tra mania e depressione può essere rapido e immediato. Ma può anche accadere che la persona sperimenti un periodo di umore normale tra un episodio di mania e uno di depressione.

A volte, infine, mania e depressione possono manifestarsi contemporaneamente (si parla in questi casi di stati misti).

Le cause del disturbo bipolare

L’eziopatogenesi del disturbo bipolare è multifattoriale e complessa. E comprende cause genetiche, neurobiologiche e ambientali.

Bipolari si nasce? Il ruolo della genetica

Esiste una predisposizione genetica per il disturbo bipolare. I geni principali coinvolti nel disturbo sono il CACNA1 e l’ANK3. E i tassi di ereditarietà sono davvero alti (intorno all’80-90%). Si calcola che il rischio di soffrire di disturbo bipolare sia 10 volte maggiore in chi ha un genitore con disturbo bipolare. Ma la predisposizione non è una condanna. Non tutte le persone geneticamente predisposte a sviluppare un disturbo bipolare si ammaleranno.

La neurobiologia del disturbo bipolare

Squilibri a livello di alcuni neurotrasmettitori che regolano l’ umore (serotonina, dopamina e norepinefrina) sono correlati al disturbo bipolare. Inoltre, la ricerca suggerisce che il volume della materia grigia nei lobi frontale e temporale (due aree importanti nella regolazione delle emozioni) è minore in persone con disturbo bipolare. Così come inferiore è il volume dell’ippocampo (struttura che regola l’inibizione comportamentale). Trattandosi di correlazioni è difficile dire se le alterazioni precedono o seguono la malattia.

Che ruolo hanno le influenze ambientali nel disturbo bipolare?

Stress, abuso di sostanze e stile di vita (per esempio qualità e quantità del sonno) sono tra i principali fattori ambientali che, sulla base di una vulnerabilità genetica, possono slatentizzare un disturbo bipolare.

Esiste una cura per il disturbo bipolare?

Tutte le linee guida delle società scientifiche (sia mediche che psicologiche) indicano che i 3 pilastri della cura del disturbo bipolare sono:

  • la psicoterapia
  • la psicoeducazione
  • la farmacoterapia

La cura si declina sia come profilattica che di mantenimento. Spesso psicoterapia, psicoeducazione e farmacoterapia sono utilizzate in sinergia per attaccare la patologia da più fronti.

Quali farmaci si usano nella cura del disturbo bipolare?

I farmaci maggiormente efficaci nella cura del disturbo bipolare sono:

  • gli stabilizzatori dell’umore (come i sali di litio, che sono il gold standard, con un’effcacia del 70-100%).
  • Gli anticonvulsivanti (come il valproato di sodio, utilizzato in fase di mania o se il litio è controindicato o non è tollerato).
  • Gli antiepilettici (come la lamotrigina, utilizzato in fase di depressione).
  • Gli antipiscotici (come la quetiapina, utilizzata in caso di stati misti e nella terapia di mantenimento).

Che ruolo hanno la psicoterapia e la psicoeducazione?

La psicoeducazione aiuta sia i pazienti che i familiari a riconoscere i prodromi del disturbo, a prevenire le ricadute e a fornire importanti indicazioni e informazioni sul disturbo bipolare. Famoso è il protocollo Colom-Vieta.

La psicoterapia è un valido aiuto in fase di eutimia (umore normale) con un paziente compensato farmacologicamente. La psicoterapia aiuta il paziente ad aderire ai trattamenti e interviene sulle dinamiche sia personologiche che relazionali dell’individuo. Occorre infatti sempre tenere in mente che dietro qualsivoglia disturbo mentale c’è sempre una persona.