Perché l’ansia genera ansia?

Parlare di ansia oggi è quasi inevitabile. Viviamo in un tempo accelerato, carico di stimoli e pressioni, in cui l’ansia sembra essere diventata una compagna costante di vita. Ma cosa succede quando l’ansia non è solo una risposta momentanea, ma diventa un meccanismo che si autoalimenta? In questo articolo esploreremo il concetto di ansia come processo autopoietico, una visione che può offrire nuove chiavi di lettura e intervento psicoterapeutico.

Che cos’è l’autopoiesi?

Per comprendere il legame tra ansia e autopoiesi, partiamo da una definizione. Il termine autopoiesi è stato coniato dai biologi cileni Humberto Maturana e Francisco Varela negli anni ’70. In origine, descrive un sistema vivente che è capace di generare e mantenere sé stesso, in modo autonomo, attraverso le proprie strutture e funzioni.

In parole semplici: un sistema autopoietico non solo si mantiene nel tempo, ma si rigenera attraverso le proprie attività. Questo concetto, inizialmente biologico, è stato poi applicato anche alla mente, ai sistemi sociali, e naturalmente, alla psicoterapia.

L’ansia come sistema che si autoalimenta

Quando parliamo di ansia come meccanismo autopoietico, intendiamo dire che l’ansia non è soltanto un effetto, ma può diventare anche causa di sé stessa. Si crea così un circolo vizioso, in cui il sintomo si auto-rinforza: pensieri ansiogeni generano emozioni spiacevoli, che a loro volta alimentano ulteriori pensieri ansiogeni.

Vediamo un esempio pratico:

Una persona percepisce un leggero battito accelerato del cuore.

Interpreta il segnale come pericoloso: “E se fosse un infarto? O un attacco di panico?”

Questo pensiero genera ansia, che effettivamente fa aumentare il battito cardiaco.

Il battito aumentato conferma la minaccia iniziale, e il ciclo ricomincia.

In questo scenario, l’ansia produce le condizioni che confermano e rinforzano la sua stessa presenza. Proprio come in un sistema autopoietico, ogni elemento contribuisce a mantenere vivo il sistema stesso.

Caratteristiche autopoietiche dell’ansia

Vediamo ora alcune caratteristiche che rendono l’ansia un fenomeno autopoietico:

1. Auto-referenzialità

L’ansia spesso nasce da interpretazioni soggettive che si riferiscono a sé stesse: “Mi sento ansioso perché temo di diventare ansioso”. Questo tipo di pensiero è circolare e si nutre del proprio stesso contenuto emotivo.

2. Sensibilizzazione interna

Chi soffre d’ansia sviluppa una iper-sensibilità ai segnali interni (battito cardiaco, respiro, tensione muscolare). Ogni segnale diventa una “prova” che rafforza l’idea di essere in pericolo, anche in assenza di una minaccia reale.

3. Memoria emozionale selettiva

L’ansia “ricorda” eventi simili del passato e li usa per prevedere il futuro: “La scorsa volta è andata male, quindi andrà male anche questa volta”. Così facendo, il sistema psichico ripesca esperienze negative per legittimare la preoccupazione, auto-confermando la paura.

4. Resistenza al cambiamento

Come tutti i sistemi autopoietici, anche l’ansia tende a preservare la sua struttura. Ciò significa che, anche di fronte a dati oggettivi rassicuranti, la mente ansiosa può ignorarli o reinterpretarli in modo minaccioso, per non “rompere” l’equilibrio interno.

L’ansia non è sempre un nemico da combattere

Un errore frequente è considerare l’ansia un nemico da eliminare a ogni costo. Ma in una prospettiva autopoietica, possiamo vedere l’ansia come un sistema che cerca di proteggere la persona, anche se in modo disfunzionale.

L’ansia diventa così una strategia di sopravvivenza, che si è automatizzata, ma che ha perso il contatto con il contesto reale. Non è il contenuto (la preoccupazione) a essere sempre sbagliato, ma il funzionamento autoreferenziale che lo mantiene vivo, anche quando non è più utile.

Come intervenire in psicoterapia

La psicoterapia ha un ruolo fondamentale nel interrompere i meccanismi autopoietici dell’ansia. Le terapie più efficaci lavorano su diversi livelli:

1. Rendere visibile il circolo

Il primo passo è aiutare il paziente a osservare come funziona il proprio sistema ansioso. La consapevolezza dei meccanismi interni è già un modo per “disturbare” l’autopoiesi e aprire nuovi spazi di scelta.

2. Intervenire sul linguaggio interno

Molti pensieri ansiosi si basano su frasi automatiche e rigide. Lavorare sul linguaggio interno, rendendolo più flessibile e realistico, aiuta a interrompere il ciclo auto-rinforzante.

3. Regolare le risposte corporee

Tecniche di rilassamento, mindfulness e respirazione aiutano a ridurre l’iper-attivazione fisiologica, interrompendo la catena che collega corpo, pensiero ed emozione.

4. Costruire nuove esperienze

L’ansia si nutre di evitamento. Esporsi in modo graduale e guidato a situazioni temute aiuta a creare nuove memorie emozionali, che riducono la credibilità del sistema ansioso.

5. Coltivare l’autocompassione

L’autopoiesi ansiosa spesso si accompagna a giudizi severi su di sé. Coltivare un atteggiamento di gentilezza verso se stessi è essenziale per interrompere il ciclo e promuovere nuove modalità di funzionamento.

Una nuova visione dell’ansia

Riconoscere l’ansia come meccanismo autopoietico significa fare un passo oltre la semplice idea di “sintomo da eliminare”. Significa vedere il sistema nella sua complessità, e lavorare per modificarne le dinamiche interne, senza combattere la persona che lo ospita.

Questa prospettiva permette di restituire potere e agency alla persona in terapia. Se l’ansia si costruisce da sé, allora anche la guarigione può partire dall’interno, attraverso un processo di consapevolezza, regolazione e trasformazione.

L’ansia, quando diventa cronica, non è semplicemente un’emozione fastidiosa, ma un sistema complesso che si autoalimenta, spesso senza che la persona se ne accorga. Riconoscerla come meccanismo autopoietico aiuta a comprenderne la persistenza e a progettare interventi psicoterapeutici più mirati ed efficaci.

Se ti riconosci in questo tipo di funzionamento considera questa chiave di lettura come uno strumento potente per favorire cambiamento e consapevolezza.

E se vuoi uscire dal circolo vizioso dell’ansia, prenota una seduta di psicoterapia. E torna a vivere libero dall’ansia.