come curare l´ansia

Come superare il trauma?

C’è una frase che molti pazienti pronunciano in terapia, quasi sempre con lo stesso sguardo: “È come se fosse successo ieri”. Ma il “ieri” di cui parlano non è un ricordo sfocato, lontano, da cui si sono mossi in avanti. È un ieri che brucia ancora, che stringe lo stomaco, che fa sudare le mani e che, soprattutto, continua a vivere nel presente.

Questa è la realtà del Disturbo Post-Traumatico da Stress Complesso (C-PTSD): un tempo psicologico che si spezza, si blocca. E quando il tempo si blocca, la vita si frammenta.

Il trauma che non passa

Il C-PTSD nasce da traumi prolungati o ripetuti nel tempo: abusi infantili, relazioni violente, trascuratezza emotiva cronica, esperienze di prigionia o guerra. Diversamente dal PTSD “classico”, che si sviluppa in seguito a un singolo evento traumatico, il C-PTSD è più profondo, più radicato, più subdolo. Non esplode, ma si insinua.

Il tempo, per chi soffre di C-PTSD, non è lineare. È una trappola.

Intrappolati nel momento del trauma

La mente traumatizzata non riesce a integrare l’esperienza nella memoria autobiografica. Invece di essere archiviato come qualcosa di passato, l’evento traumatico resta vivo, presente, pulsante. Il cervello continua a percepire la minaccia come attuale, come se l’aggressore fosse ancora nella stanza, come se l’umiliazione stesse accadendo adesso.

Questo genera flashback, incubi, intrusioni: la persona non ricorda il trauma, lo rivive.

E nel corpo, la ferita si manifesta con tachicardia, tensione muscolare, insonnia, disturbi digestivi. Il sistema nervoso resta in uno stato continuo di iperallerta. Ogni rumore, ogni gesto, ogni parola può diventare un innesco. Ogni giorno diventa una potenziale minaccia.

Il corpo come prigione

Molti pazienti descrivono il loro corpo come un campo di battaglia: dolori cronici,  tremori, rigidità, sensazioni corporee disturbanti. Il trauma, infatti, non è solo nella mente: è incistato nel corpo. Il sistema nervoso autonomo, che regola le risposte di sopravvivenza, rimane bloccato in modalità “pericolo”. È come se un allarme suonasse ininterrottamente, anche quando tutto intorno è silenzio.

In questa condizione, è impossibile sentire sicurezza. Impossibile rilassarsi. Impossibile fidarsi.

La frattura del tempo interiore

Quando il trauma domina la mente, il tempo perde continuità. Il passato invade il presente e lo contamina. Non c’è spazio per il futuro. Le giornate scorrono, ma la persona resta ferma, incagliata in un tempo congelato.

Questo è forse l’aspetto più invisibile — e più devastante — del C-PTSD: la perdita del tempo interiore. La vita diventa un susseguirsi di ripetizioni dolorose, come se la stessa scena si ripetesse all’infinito. E quando non si riesce più a distinguere ieri da oggi, anche la speranza si affievolisce.

Raccontare il trauma per ricostruire il tempo

Ma la buona notizia è che la guarigione dal trauma è possibile. Il primo passo è comprendere che ciò che si prova non è una colpa, né una debolezza: è una risposta fisiologica a qualcosa che è stato troppo da sopportare. Il C-PTSD non è un difetto, ma una ferita.

E come ogni ferita, può essere curata.

Attraverso un percorso di psicoterapia specializzata per il trattamento del trauma è possibile aiutare il cervello a “digerire” il trauma, a riconoscerlo come parte del passato e non più come un pericolo presente.

Riprendere in mano il presente

La terapia diventa allora un viaggio nel tempo. Si lavora sul corpo, per regolare il sistema nervoso. Si lavora sulla narrazione, per rielaborare il trauma e inserirlo nel proprio racconto di vita. Si lavora sulle emozioni, per imparare a sentirle senza esserne travolti. E si lavora sulle relazioni, per ricostruire un senso di fiducia e connessione.

A poco a poco, i flashback diventano ricordi. Il corpo si rilassa. Il presente riacquista i suoi colori. E il tempo torna a scorrere.

La forza di guarire

Ogni persona che affronta un percorso di cura per il C-PTSD è un esempio di coraggio silenzioso. Perché serve una forza enorme per guardare dentro una ferita che fa ancora male. Ma è proprio lì, in quella vulnerabilità, che nasce la possibilità di rinascere.

Guarire non significa dimenticare. Significa integrare. Significa poter dire: “Sì, è successo. Ma ora sono qui. E sono al sicuro.”

Una nuova narrazione è possibile
Se senti che il passato continua a interferire con la tua vita, se vivi in uno stato di allerta costante, se ti ritrovi spesso intrappolato in ricordi che sembrano troppo reali… sappi che non sei solo. E soprattutto: non sei destinato a restare così.

Con il giusto supporto, è possibile riscrivere la propria storia. Ricostruire una continuità interiore. Riconquistare il proprio tempo.

Agisci ora: meriti di vivere nel presente
Non aspettare che il dolore diventi insopportabile. Non aspettare che il trauma definisca chi sei. Meriti un tempo nuovo. Meriti di vivere, non solo di sopravvivere.

Contattami oggi per iniziare il tuo percorso. Insieme, possiamo lavorare per ricucire le ferite, restituirti il tuo tempo, e aiutarti a tornare pienamente nel presente. Il primo passo è difficile, ma è anche il più importante.

Il passato non ha il diritto di rubarti il futuro.

Prenota una consulenza, riscopri chi sei, e torna a vivere con pienezza.
Il tuo tempo è adesso.