Come si manifesta l’ansia?
Esistono due modalità di espressione dell’ansia. Nel campo della psicoterapia i concetti di “acting in” e “acting out” assumono un ruolo centrale per comprendere come l’ansia possa manifestarsi non solo a livello emotivo, ma anche attraverso comportamenti, atteggiamenti e reazioni spesso inconsapevoli. Questi due termini descrivono modalità differenti con cui la persona tende a gestire o sfogare tensioni interne, conflitti emotivi e stati ansiosi. Riconoscerli è un passo importante per intraprendere un processo terapeutico efficace e consapevole. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio cosa significano “acting in” e “acting out”, come si differenziano tra loro e quali implicazioni hanno nel percorso di psicoterapia, con l’obiettivo di offrire una spiegazione rigorosa ma accessibile, utile sia a chi lavora nel settore sia a chi desidera comprendere meglio i propri vissuti interiori.
Che cosa significa “acting out”?
Il termine “acting out” indica un comportamento messo in atto come risposta a un’emozione interna non pienamente riconosciuta o tollerata. Le emozioni, invece che essere pensate, elaborate o comunicate, vengono agite concretamente, spesso in modo impulsivo o incontrollato. L’acting out rappresenta un tentativo – inconsapevole – di scaricare tensioni interne che risultano troppo intense o dolorose per essere contenute mentalmente. Per questa ragione l’acting out può assumere forme molto diverse tra loro: da scoppi d’ira o di pianto improvvisi a comportamenti autolesivi, da fughe improvvise a scelte rischiose o impulsive. Non è necessariamente un comportamento “negativo”, ma è una modalità di espressione disfunzionale, perché non aiuta la persona a comprendere l’origine della propria sofferenza. L’emozione viene agita, ma non compresa.
Che cosa significa “acting in”?
Se l’acting out proietta all’esterno la tensione emotiva, l’“acting in” fa l’opposto: la dirige verso l’interno. Nella psicoterapia, il concetto di acting in viene utilizzato per descrivere quelle situazioni in cui la persona tende a interiorizzare l’ansia, a trattenere emozioni e impulsi, a reprimere o inibire comportamenti e bisogni. L’acting in può manifestarsi attraverso il silenzio, l’auto-colpevolizzazione, la ruminazione mentale, la tendenza a evitare situazioni temute o a ritirarsi socialmente. Anche in questo caso la persona non elabora realmente l’emozione, ma tenta di contenerla o di soffocarla, spesso a costo di un notevole dispendio energetico e di un aumento progressivo della tensione interna. Mentre l’acting out è visibile agli altri, l’acting in è spesso invisibile e più difficile da riconoscere, perché si manifesta attraverso processi interni, pensieri e atteggiamenti che la persona vive in silenzio.
Acting in e acting out come due facce della stessa ansia
Sebbene siano opposti, acting in e acting out rappresentano due lati dello stesso meccanismo di gestione dell’ansia. Entrambi sono strategie inconsapevoli atte a evitare il contatto diretto con l’emozione, con la radice del conflitto psicologico o con il dolore emotivo.
In entrambi i casi, l’ansia agisce come un motore interno che spinge la persona a cercare una valvola di sfogo. Nello specifico:
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nell’acting out, la tensione viene scaricata all’esterno attraverso comportamenti
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nell’acting in, la tensione viene trattenuta all’interno e si manifesta come blocco, inhibizione o disagio
È importante sottolineare che non esiste una modalità “giusta” o “sbagliata” in assoluto: entrambe sono adattamenti messi in atto, spesso fin dall’infanzia, per affrontare emozioni difficili. Tuttavia, quando diventano abituali, possono limitare la capacità di esprimersi, di comunicare efficacemente e di vivere relazioni sane.
Come riconoscere l’acting out nell’ansia
L’acting out dell’ansia può essere riconosciuto da alcuni segnali tipici:
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comportamenti impulsivi o poco controllati
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scatti d’ira o irritabilità improvvisa
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sfoghi emotivi intensi senza consapevolezza dell’origine
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attività compulsive o ripetute (ad esempio, mangiare, bere, acquistare in modo impulsivo)
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comportamenti di protesta o ribellione
La caratteristica principale è che la persona “agisce” un’emozione che non riesce a verbalizzare. Spesso, dopo un episodio di acting out, subentrano sensi di colpa, confusione o la sensazione di non capire perché si sia reagito in quel modo.
Come riconoscere l’acting in nell’ansia
L’acting in è meno immediato da osservare, ma altrettanto presente nella vita di molte persone ansiose. Alcuni segnali includono:
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tendenza a trattenere le emozioni, anche quando si vorrebbe esprimere disagio
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blocco comunicativo, silenzi prolungati, difficoltà a dare voce ai propri bisogni
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ruminazione mentale, autocritica, autosvalutazione
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somatizzazioni, come tensioni fisiche, mal di stomaco, respiro corto
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evitamento, isolamento sociale, rinuncia a situazioni potenzialmente ansiogene
L’acting in è particolarmente subdolo perché può sembrare un comportamento “calmo” o “controllato”, mentre in realtà l’ansia opera internamente come un fiume in piena trattenuto da una diga.
Acting out e acting in nelle relazioni
Sia l’acting out che l’acting in hanno un impatto significativo sulle relazioni interpersonali.
Nell’acting out, la tensione viene spesso indirizzata verso l’altro: partner, familiari, amici. Questo può generare conflitti, incomprensioni e distanza relazionale. La persona non comunica il proprio bisogno di aiuto, ma lo agisce, frequentemente lasciando l’altro disorientato.
Nell’acting in, al contrario, la persona tende a ritirarsi, a non chiedere supporto, a rimanere in silenzio anche quando vive un disagio intenso. Questo può portare a incomunicabilità, fraintendimenti e senso di solitudine.
Entrambe le modalità, se non riconosciute, possono logorare i legami importanti e alimentare un circolo vizioso di ansia e isolamento.
Il ruolo della psicoterapia
In psicoterapia, la comprensione di acting in e acting out rappresenta un punto di partenza fondamentale. Il terapeuta aiuta la persona a:
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riconoscere i segnali interni ed esterni dell’ansia
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comprendere le radici emotive dei comportamenti agiti o trattenuti
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sviluppare capacità di riflessione invece che di reazione automatica
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dare parola all’emozione e non solo agire o inibire
Il percorso terapeutico permette di trasformare questi meccanismi difensivi in strumenti di consapevolezza. In psicoterapia, la persona può imparare a esprimere emozioni difficili in modo più maturo e funzionale, riducendo sia gli eccessi impulsivi sia l’inibizione.
Verso un nuovo equilibrio emotivo
Capire la differenza tra acting in e acting out è un passo importante per riconoscere come l’ansia influenzi i comportamenti, i pensieri e le relazioni. Non si tratta di etichettare atteggiamenti come “giusti” o “sbagliati”, ma di individuare le modalità con cui ciascuno di noi cerca – spesso senza accorgersene – di gestire la tensione emotiva. La psicoterapia offre uno spazio sicuro in cui questi comportamenti possono essere esplorati, compresi e trasformati. Dare nome alle emozioni e imparare a esprimerle in modo sano non è un processo immediato, ma è un passo fondamentale per vivere con maggiore serenità, autenticità e equilibrio.

