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Come funziona la psicoterapia per l’ansia?

Ciascuno di noi avrà fatto esperienza, almeno una volta nella sua vita, dell’ansia. Per alcune persone, poi, l’ ansia è una vera e propria costante che accompagna le giornate di chi ne soffre. Ma sono forse in pochi a sapere a cosa serve l’ansia. E che esistono diversi tipi di ansia. Leggendo questo articolo imparerai a riconoscere come si manifesta l’ansia nel tuo corpo e a utilizzarla come una bussola per orientare l’esistenza. Infine, ti spiegherò come funziona la psicoterapia per l’ansia.

Il segreto dell’ansia

Basta digitare la parola “ansia” su Google ed ecco apparire diverse definizioni su cosa sia l’ ansia. “L’ansia è uno stato aspecifico che può rimandare a diverse situazioni, sia positive che negative”. “Si può essere in ansia prima di un esame, di un appuntamento, di un colloquio, prima della nascita di un figlio, eccetera”. Quello che invece spesso è meno noto è che l’ansia nasconde sempre un’emozione di cui non si è consapevoli. Perché succede questo? Semplice, perché l’ansia offusca il senso di quello che stiamo sentendo e vivendo. Essendo un’emozione che ha forti quanto sgradevoli ripercussioni sul nostro corpo, riesce a monopolizzare la nostra attenzione. Per questo motivo si tende a chiamare ansia ciò che ansia in realtà non è.

Come funziona la psicoterapia per l’ansia?

Compito di un bravo psicoterapeuta è innanzitutto riconoscere che non tutto quello che il paziente, ingenuamente, chiama ansia è in realtà ansia, nel senso clinico ma anche esperienziale del termine. Lo step successivo in psicoterapia diventa quindi intercettare l’emozione che l’ansia ha offuscato e riportarla alla luce. Facciamo un esempio. Immaginiamo Giorgio (nome di fantasia) che arriva in studio e lamenta una sensazione diffusa e non meglio identificata di ansia che lo accompagna durante le sue giornate oramai da diversi mesi. “Non riesco a capire di cosa io possa avere ansia. L’ansia sembra arrivare dal nulla e quando mi rapisce mi trovo in balia di essa“, racconta. Nel corso delle sedute emerge che quello che Giorgio chiama impropriamente ansia si riferisce, invece, a una gamma ben più ampia di emozioni che emergono nelle diverse vicende che egli vive ogni giorno. E così Giorgio prova vergogna, ogni volta che incontra quella ragazza che lavora al bar che gli piace tanto ma con la quale non riesce ad attaccare bottone per paura di essere rifiutato. Allontanandosi dal bar, Giorgio avverte un senso di inadeguatezza e di tristezza, per non essere stato capace ancora una volta di rivolgere un semplice “ciao” alla barista. E ancora, Giorgio avverte rabbia quando vede che, invece, un altro avventore del bar ogni mattina riesce a conversare tranquillamente con lei. Annotare questi episodi su un diario (che Giorgio tiene in formato elettronico, come note sul suo smartphone) gli consente di riportare poi fedelmente gli episodi in psicoterapia. Durante le sedute abbiamo così modo di analizzare l’esperienza viva che Giorgio fa nelle diverse situazioni che accompagnano le sue giornate. Notiamo che invece l’ansia sparisce nelle situazioni in cui si sente sicuro di quello che fa, come, per esempio, al lavoro, o mentre gioca a calcetto con gli amici.

Tutto qui?

Non proprio. Non basta infatti riconoscere che l’ansia in realtà può nascondere altre emozioni. Occorre che Giorgio decida di passare all’atto pratico e, per esempio, proporsi di salutare la ragazza del bar. Perché? Non tanto perché siamo interessati al risultato, quanto per consentire a Giorgio di esporsi a una situazione che teme. Per paura di essere rifiutato e di fare una brutta figura. Chiedo anche a Giorgio di annotare sul suo diario l’esperienza. Giorgio ritorna in terapia raggiante. Finalmente è riuscito a fare il grande passo. “Dottore, è stato più facile del previsto. Mi sono detto ok, si tratta di un compito terapeutico. Semplicemente, sono entrato nel bar e mi sono avvicinato a lei salutandola. Lei ha risposto al mio saluto e mi ha chiesto come stessi. Le ho raccontato che quel mattino avrei avuto una riunione importante e che avevo bisogno di un buon caffè che mi tirasse su” -racconta. “Lei si è messa a ridere e mi ha detto che mi avrebbe preparato il caffè più buono al mondo”. E’ interessante osservare come Giorgio sia stato bravo a smettere di evitare una situazione temuta e che abbia invece fatto questa nuova esperienza che tanto lo spaventava. Volete sapere com’è andata a finire? No, i due non si sono messi assieme. Da quel giorno Giorgio ha avuto modo di scambiare ogni volta due chiacchiere con quella ragazza e, nel corso del tempo, ha capito che “Non era la tipa che faceva per me. Non so, quando non la conoscevo l’avevo un pò idealizzata, mi sembrava misteriosa, particolare, perfetta, oserei dire. Facendo la sua conoscenza, invece, ho potuto intuire come in realtà ci fossero ben poche cose di lei che mi affascinassero”.

La morale della favola (e della terapia)

Cos’ha imparato Giorgio? Diverse cose. In primis, ha compreso, facendone esperienza diretta che, quella che lui chiamava ansia era in realtà paura di essere rifiutato. Da una ragazza, poi, che lui aveva assolutamente idealizzato. In secundis, il compito terapeutico di salutare la ragazza gli ha consentito di confrontarsi con il fantasma del rifiuto e di affrontarlo. Da quel giorno Giorgio, conoscendo sempre meglio la ragazza del bar ha anche potuto fare un “bagno di realismo” e accorgersi che “la tipa non era nulla di speciale”. Inutile aggiungere che da quel giorno ogni volta che Giorgio si recava al bar non avvertiva più quella morsa allo stomaco, quel senso di vertigine, né il cuore battere all’impazzata. Non gli tremavano più le mani né la fronte gli si imperlava di sudore. “Mi sento uno stupido per tutta l’ansia sprecata“, racconta ormai sorridendo…

A questo punto ti dovrebbe essere più chiaro come funziona la psicoterapia per l’ansia. Hai ancora dubbi? Contattami, sarò lieto di rispondere alle tue domande.