Molte persone soffrono di disturbi gastrici che si acuiscono in momenti di particolare ansia e stress. Cosa sappiamo delle relazioni tra psiche e pancia? Cosa ci dicono i disturbi gastrici sul nostro stato psicologico ed emotivo?
Che cos’è la gastrite?
La gastrite è un’infiammazione che coinvolge le mucose gastriche, interessando le pareti interne dello stomaco. Si può trattare di una condizione che interessa la persona in maniera cronica, sebbene ci siano anche sindromi acute che possono manifestarsi in singoli episodi.
Chi soffre di gastrite avverte un bruciore più o meno forte in area addominale che può accompagnarsi anche ad altri sintomi. Tra questi, il reflusso gastro-esofageo, le difficoltà digestive, il senso di nausea.
Si tratta di sintomi che possono peggiorare se si assumono cibi particolarmente irritanti. Per chi soffre di questo disturbo, in effetti, il primo rimedio consiste nell’adozione di una dieta più sana.
È però noto da diverso tempo che i sintomi dei disturbi gastrici possono peggiorare o migliorare in corrispondenza di periodi di maggiore o minore stress. Le relazioni tra stress e disturbi gastrici, infatti, sono note alla scienza. Non solo i bambini, insomma, possono avere fastidiosi mal di pancia in risposta a situazioni che vorrebbero evitare.
Quali sono le relazioni tra disturbi gastrici e stress?
Il cibo non è mai sganciato dal contesto relazionale in cui lo assumiamo ed in psicologia è noto il significato simbolico dell’alimentazione.
Non a caso si parla sempre più spesso di comfort food per indicare alimenti che hanno la valenza di nutrimento affettivo perché ci fanno stare bene. Come a dire che oltre all’alimentarsi per fame ed alle sostanze nutritive c’è qualcosa in più. “Non di solo pane vive l´uomo“, diceva Qualcuno già duemila e rotti anni fa.
Per comprenderlo basta pensare alle prime esperienze di nutrimento dei lattanti. Al principio della vita, infatti, i neonati si relazionano con le figure di accudimento attraverso la richiesta di cibo, caricando di forte emotività l’alimentazione. Ricevere latte quando ha fame, per il neonato significa sentirsi appagato e al sicuro. Il nutrimento, del resto, può essere utilizzato dalla madre per calmare il bambino e, molto spesso, anche da adulti utilizziamo il cibo come un calmante.
Molte esperienze cliniche hanno provato a chiarire le relazioni tra emozioni e funzionalità dello stomaco e hanno permesso di esplorare la psicosomatica dei disturbi gastrici. Si tratta di esperienze che, spesso, sono state avviate a partire da osservazioni su quanto alcuni pasti possano risultare indigesti se consumati in cattiva compagnia. Oppure su come, anche laddove esista un quadro di gastrite, periodi di vacanza possano portare all’alleggerimento dei sintomi a fronte di un´alimentazione meno controllata.
Nelle situazioni in cui esami diagnostici abbiano escluso una causa organica per un disturbo gastrico, insomma, potrebbe essere utile concentrarsi su possibili situazioni di stress.
Sebbene l’urgenza sia spesso quella di cancellare il disturbo, i sintomi gastrici possono dirci molto di quello che nella nostra vita non riusciamo a digerire.
Cosa ci dice la psicologia sui sintomi della gastrite?
Diverse osservazioni cliniche hanno evidenziato che a soffrire di acidità di stomaco sono spesso le persone che, rispetto agli eventi di vita, sperimentano rabbia. Ciò si verifica soprattutto se i sentimenti rabbiosi non possono essere espressi ed elaborati attraverso un confronto o un conflitto. In simili situazioni, rimuginare su torti subiti, errori, altre situazioni che ci possono far arrabbiare, può amplificare i fenomeni di acidità di stomaco. Come se non riuscissimo a digerire qualcosa di dannoso e il nostro stomaco fosse sollecitato a produrre succhi gastrici per favorire la digestione.
Non a caso prima si citavano come rimedio le situazioni in cui esprimere i propri sentimenti, anche se in maniera conflittuale. In effetti, si può evitare il confronto e il chiarimento per paura di perdere una relazione o per timore che possa succedere qualcosa di grave. Un dialogo onesto e perfino una lite permettono di uscire proprio dal circolo vizioso della rabbia.
In questo quadro, a molti sarà capitato di essere così arrabbiati o in tensione da avvertire un senso di nausea costante. Da un punto di vista simbolico, anche in questo caso, il sintomo comunica qualcosa di importante. Avvertire lo stimolo a liberarsi di un boccone amaro, infatti, potrebbe indicare che stiamo tentando di liberarci di una emozione negativa, dolorosa e inaccettabile. Anche in questo caso, però, si tratta di non poter digerire un vissuto emotivo che ci infastidisce. Il tentativo, quindi, è quello di espellere qualcosa che, più che nutrire, intossica.
In maniera analoga, quando avvertiamo gonfiore e tensione addominale, stiamo forse cercando di riempire lo stomaco con qualcosa che ci manca. Non si parla di alimenti, ovviamente. Il riferimento, infatti, è più che altro a una carenza emotiva, qualcosa (o qualcuno) di cui sentiamo la mancanza per stare bene.
Un altro sintomo comune, infine, è rappresentato dall’esofagite da reflusso, sofferta da molti pazienti di fronte ad un cambiamento importante. Il reflusso che risale verso la cavità orale, in questo caso, ricorda che talvolta preferiamo tornare sui nostri passi invece di affrontare il nuovo. In maniera significativa, a conferma di quanto è stato detto, l’esofagite si presenta nelle persone vittima di un senso di dubbio cronico.
Che fare in caso di disturbi gastrici?
I disturbi gastrici devono essere opportunamente curati perché fastidiosi e invalidanti. Ma anche perché predispongono allo sviluppo di patologie più gravi. Se visite mediche e indagini strumentali hanno escluso cause organiche per i propri disturbi gastrici può essere utile consultare uno psicoterapeuta.
Il lavoro psicologico potrà focalizzarsi sul contesto in cui i sintomi emergono. E può fornire spunti per il loro superamento. Mettere a fuoco cosa ci sia rimasto sullo stomaco o non riusciamo a mandar giù, infatti, può essere utile per superare problematiche che hanno una componente psicologica. In caso di stress cronico, inoltre, la persona potrà essere supportata nell’individuazione di strategie più funzionali di gestione delle proprie difficoltà emotive. In queste situazioni, inoltre, un percorso di supporto psicologico potrà focalizzarsi anche sulle componenti corporee del disagio, lavorando in modo particolare sulla rabbia e sulla tensione.
Riferimenti bibliografici
Compare, A., & Grossi, E. (Eds.) (2012). Stress e disturbi da somatizzazione: Evidence-Based Practice in psicologia clinica. Springer Science & Business Media.