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Perché ho paura di ammalarmi?

Chi soffre di ipocondria vive in una condizione di allarme o preoccupazione per la propria salute. Ogni alterazione corporea come ena leggera tachicardia, uno sbalzo pressorio, una vertigine, il caldo, il freddo, ecc. viene configurata come sintomo di malattia o malessere. In questo articolo vediamo insieme qual è il meccanismo sottostante all’ipocondria e cosa fare per intervenire. 

 

La focalizzazione corporea

La focalizzazione corporea nell’ipocondria è un fenomeno complesso che coinvolge una percezione distorta, amplificata e ansiosa del proprio corpo. Questa condizione psicologica è caratterizzata da una preoccupazione eccessiva per la propria salute, spesso associata a una convinzione irrazionale di avere gravi malattie anche in assenza di evidenze mediche.

Il meccanismo di focalizzazione corporea inizia con un’ipervigilanza verso sensazioni fisiche normali, e questo causa un’amplificazione di qualsiasi segnale o sintomo percepito. Chi soffre di ipocondria tende a concentrarsi in modo eccessivo su sintomi banali, attribuendoli erroneamente a malattie gravi. Ad esempio, un lieve mal di testa può essere interpretato come segno di un tumore cerebrale, generando ansia e preoccupazione.

Cosa causa l’iperfocalizzazione?

Questo processo può essere alimentato da vari fattori, tra cui l’accesso a informazioni mediche online che spesso portano a una ricerca compulsiva di sintomi su internet. La facilità di reperire informazioni dettagliate sui disturbi può amplificare le paure e rafforzare convinzioni erronee riguardo a malattie gravi.
Inoltre, la focalizzazione corporea nell’ipocondria può essere influenzata da fattori psicologici più profondi, come l’ansia generalizzata, la depressione o traumi passati legati alla salute. Questi elementi possono contribuire a un circolo vizioso in cui l’ansia alimenta la preoccupazione e viceversa.

Il rapporto con i professionisti della salute può essere complicato per chi soffre di ipocondria. Spesso, le persone con questa condizione cercano ripetutamente pareri medici, sottoponendosi a numerosi esami e visite specialistiche, nonostante l’assenza di evidenze di malattie gravi. Questo comportamento può creare tensioni con il personale medico e contribuire a un senso di isolamento per il paziente. Oppure a una ipermedicalizzazione dello stesso. 

Il trattamento dell’ipocondria

Il trattamento dell’ipocondria coinvolge la psicoterapia, che mira a identificare e cambiare i pensieri distorti e le abitudini comportamentali legate all’ansia sulla salute. La terapia può anche focalizzarsi sull’elaborazione di eventuali problemi sottostanti che potrebbero contribuire all’ipocondria.

La psicoeducazione è un elemento chiave del trattamento poiché aiuta a comprendere la natura dell’ipocondria e promuove un approccio più realistico alla salute. La consapevolezza dei pensieri catastrofici e l’apprendimento di tecniche di gestione dello stress possono essere fondamentali per la guarigione.

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Ipocondria e paura delle malattie

Molte persone sperimentano una forte angoscia rispetto alla possibilità di ammalarsi. Ipocondria e paura delle malattie stanno diventando sempre più comuni, soprattutto in tempi di pandemia. Ma quando è possibile parlare di un vero e proprio disturbo di ansia da malattia?

Che cosa è il disturbo da ansia di malattia?

Nella quinta edizione del manuale diagnostico-statistico dell’American Psychiatric Association (APA, 2013) sono descritti i criteri per la diagnosi del disturbo da ansia di malattia. Si tratta di una condizione in cui la persona sperimenta una marcata ansia rispetto alla possibilità di essere ammalato o di potersi ammalare in futuro.

Questo disturbo, attualmente inserito nella categoria diagnostica dei disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati, era in precedenza indicato con il nome di ipocondria. Con il passare del tempo, in effetti, è stata avvertita la necessità di cambiare la denominazione di una problematica che si accompagnava a una certa stigmatizzazione.

Nel linguaggio comune, essere ipocondriaci è sinonimo di essere malati immaginari. Persone che si lamentano con familiari e amici del proprio malessere, sommergendo i medici di richieste di cura inappropriate. E che sperimentano un’angoscia spesso incontenibile e che non risponde alle rassicurazioni.


Si tratta di una rappresentazione solo parziale della condizione di chi soffre di una forte ansia di malattia.

Quando la preoccupazione per la propria salute non trova possibilità di contenimento le persone che soffrono di ipocondria si rivolgono spesso a medici e servizi sanitari. Ma questo comportamento che non produce alcun sollievo. Del resto, non tutte le persone che vivono con l’ansia di ammalarsi si rivolgono al medico.

Talvolta, l’ansia può essere così forte da spingere la persona ad evitare di sottoporsi ad esami e visite. Il solo pensare a situazioni di questo tipo, infatti, può far crescere l’angoscia di essere ammalati a dismisura. E tradursi in un comportamento di evitamento che può avere anche serie conseguenze fisiche. Basti pensare a quanto può essere importante attuare adeguati comportamenti di prevenzione per mantenere un buono stato di salute.

Quando è possibile diagnosticare il disturbo di ansia da malattia?

Secondo il DSM 5 (2013), è possibile diagnosticare il disturbo da ansia di malattia in tutte le situazioni in cui la persona sperimenta la preoccupazione di avere o di poter contrarre una malattia. Una simile preoccupazione può essere riscontrata alla presenza di sintomi somatici di lieve intensità. Ma anche quando non è presente nessun sintomo.

Inoltre, nelle condizioni di rischio per lo sviluppo di determinate patologie, la preoccupazione per questa eventualità risulta comunque sproporzionata. L’ansia di ammalarsi è quindi elevata e la persona vive una condizione di allarme costante rispetto alla propria salute. Alla salute viene dedicata una grande attenzione, anche attraverso comportamenti correlati quali il cercare informazioni su sintomi e malattie.

Dr. Google? No, grazie.

La ricerca di informazioni può avvenire tramite internet e, spesso, ha come conseguenza quella di provocare ancora maggiore ansia. La rete, infatti, non può sostituire le valutazioni del medico e gli articoli di carattere divulgativo possono attivare angosce ancora più marcate.
Tornando ai criteri, il manuale precisa che si deve determinare una condizione in cui si rileva un disagio clinicamente significativo e il funzionamento sociale o lavorativo possono risultare compromessi. Queste manifestazioni, infine, dovrebbero durare da almeno sei mesi.

Quali sono le cause del disturbo da ansia di malattia?

Come per la maggior parte dei disturbi che comportano disagio psicologico, anche il disturbo da ansia di malattia non ha una sola causa. Piuttosto è il risultato dell’interazione tra più fattori di natura differente. Genetica, ambientale, fisiologica, sociale.
Diverse ricerche, per esempio, hanno dimostrato che alcuni circuiti neurochimici possono essere deficitari nei disturbi d’ansia. Questa caratteristica sembrerebbe spiegare anche una certa familiarità di queste problematiche. Avere un familiare che soffre di un disturbo d’ansia o di altre forme di disagio psichico, però, non comporta necessariamente il fatto di soffrirne a propria volta. Molto dipende anche dalle esperienze di vita e dalle modalità che ciascuno di noi ha sviluppato per rispondere agli eventi stressanti. Queste modalità, del resto, sono state apprese in famiglia e nel rapporto con i pari. Questo elemento spiega come a essere rilevante non sia solo l’ereditarietà.

Ma anche l’apprendimento sociale per osservazione ed imitazione. In tal senso, uno stile genitoriale ansioso o l’aver avuto dei familiari preoccupati della propria salute, possono essere dei fattori in grado di favorire l’insorgenza di un disturbo da ansia di malattia. Chi cresce con genitori ansiosi, infatti, ha maggiori probabilità di vivere il mondo come pericoloso e, se le paure genitoriali hanno riguardato la malattia, non è raro che anche i figli crescano con la paura di ammalarsi.
Lo sviluppo di questo disturbo, inoltre, si verifica spesso nelle persone che hanno vissuto una esperienza di grave malattia a carico di parenti ed altri cari, testimoniando il ruolo dei fattori ambientali.


Cosa fare se si soffre del disturbo da ansia di malattia?

L’ansia di malattia, come anticipato, può essere talmente forte da interferire con le attività della vita quotidiana. La tendenza a ricorrere a frequenti esami diagnostici e visite mediche ha un impatto sulla qualità della vita e delle relazioni, rappresentando un costo per il sistema sanitario.

Nelle situazioni in cui è presente evitamento di accertamenti ed esami, invece, il principale problema è che l’ansia di malattia si traduce in una scarsa possibilità di dedicarsi a delle sane attività preventive. Per tutte queste ragioni, chi soffre di un disturbo da ansia di malattia dovrebbe rivolgersi a un professionista della salute mentale al fine di superare l’angoscia connessa all’ammalarsi.

Nello specifico, un lavoro psicologico può aiutare ad avere informazioni su questo tipo di disturbo. E supportare la persona nell’individuazione di migliori strategie per affrontare le proprie angosce. Nel lavoro psicoterapeutico, infatti, la persona può entrare in contatto con le proprie paure e comprendere le ragioni dell ansia di malattia. Può anche apprendere a controllare meglio i propri comportamenti di richiesta di assistenza medica o di ricerca di informazioni. E a sviluppare progressivamente un atteggiamento nei confronti delle malattie più sereno.

Riferimenti bibliografici
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.