Tag Archivio per: genitori

genitori e figli

Quando i genitori sbagliano

Quando i genitori sbagliano. L’espressione “genitore elicottero” è stata coniata negli anni Sessanta a indicare uno stile genitoriale segnato da eccessiva preoccupazione per i figli e iperprotezione. Quali i rischi per l’equilibrato sviluppo dei propri bambini?

Quando i genitori sbagliano. Chi sono i genitori elicottero?

L’espressione “genitori elicottero” ha ormai più di 50 anni ed è molto diffusa nella letteratura di lingua inglese. Nel 1969, Ginnott l’ha utilizzata per descrivere l’atteggiamento di quei genitori che controllano eccessivamente la vita dei propri figli. Dei loro sentimenti, pensieri e azioni di ogni giorno. L’espressione, poi, è diventata di uso comune nella letteratura internazionale per descrivere uno stile genitoriale che è quello delle “mamme chiocce”. Genitori disposti a tutto pur di preservare i propri figli dal fallimento. E che provano a proteggerli da un mondo ritenuto pericoloso e pieno di insidie.

La sottile linea tra protezione e iperprotettività

Non si tratta, però, di una cura normale e un interesse funzionale. Quanto di un atteggiamento in cui i genitori sono costantemente impegnati ad individuare possibili criticità ed imprevisti e porvi rimedio immediatamente. L’immagine dell’elicottero riflette il clima di sorveglianza e di controllo dall’alto. Con il genitore che monitora in maniera continua cosa sta accadendo nella vita del figlio ed è sempre pronto ad intervenire. Anche quando non c`è alcun bisogno.

I genitori elicottero affrontano le criticità relazionali o scolastiche al posto dei figli. Si sostituiscono a loro nella risoluzione dei problemi. Pretendono di conoscere ogni dettaglio della loro vita intima. E finiscono per privarli della loro autonomia e della possibilità di sperimentare errori, fallimenti e frustrazioni.
Si potrebbe pensare che essere un simile genitore è molto utile a proteggere i figli. Frequentemente, infatti, i genitori elicottero descrivono il proprio stile genitoriale in questi termini.

Il prezzo dell´iperprotettività

In simili situazioni, però, l’iperprotettività e l’ipercura possono privare i figli di autonomia e agentività. Come? Sottraendoli alla possibilità di confrontarsi con il limite, seguire la propria strada, comprendere quali sono i propri desideri e chi si è realmente. Molto spesso, inoltre, i figli possono ricavare dagli atteggiamenti e dai comportamenti dei propri genitori un´immagine negativa di sé. Sostituirsi sempre a qualcuno, infatti, può implicitamente lanciargli il messaggio che non lo si ritiene capace di farcela da solo. E questa modalità può rendere le persone meno fiduciose in sé stesse e meno pronte a mettersi in gioco e ad assumersi delle responsabilità.

Quali figli per i genitori elicottero?

Diverse ricerche internazionali parlano di figli fragili e poco pronti ad accettare rischi. O incapaci di prendere decisioni che li riguardano e di darsi una direzione nella vita. Sono quelli che qualcuno ha definito “bamboccioni”. Questa parola indica un´intera generazione di giovani adulti ritenuti incapaci di trovare un lavoro. Ma anche prendere impegni, trovare una casa e non essere più a carico del nucleo familiare di origine.

I genitori che si sostituiscono al figlio e lo proteggono a ogni costo non lo mettono in condizione di gestire la propria vita autonomamente. E ciò va al di là di considerazioni che riguardano i pregiudizi espressi da questa parola. Che non considera le problematiche strutturali che hanno coinvolto diverse generazioni di ragazzi italiani (disoccupazione, mancanza di politiche e ammortizzatori sociali, ecc.),

Iperprotezione e figli viziati

L’abitudine ad avere qualcuno disposto a ssostituirsi a noi, ci rende spesso molto richiedenti nei confronti degli altri. I figli di genitori elicottero, in questo modo, pretendono spesso che tutto sia loro dovuto. Questo atteggiamento rischia di comprometterne le loro relazioni personali ma anche professionali.

In più, il messaggio che il mondo è un luogo pericoloso e che non si è capaci di affrontarlo da soli può favorirevissuti ansiosi. Vissuti caratterizzato da una scarsa autoefficacia percepita. La limitata abitudine a confrontarsi con limiti e insuccessi, poi, può portare a sentirsi in dovere di raggiungere standard elevati di perfezione. Ogni fallimento potrà essere associato a vissuti depressivi e confermare un’autorappresentazione di sé come incapace di affrontare le richieste del contesto.

Come supportare i genitori elicottero?

Rivolgersi a un professionista della salute mentale può essere una buona scelta. Soprattutto se si pensa di essere un genitore elicottero e si desidera modificare le proprie modalità di accudimento e educazione dei figli. È possibile trovare un equilibrio tra il desiderio di proteggere i propri figli dai mali del mondo e la necessità di renderli indipendenti. E con un adeguato senso di sé e un’autostima capaci di supportarli nelle loro sfide quotidiane.

Quando ci si rivolge a un professionista per problematiche di questo tipo, lo psicologo può supportare il singolo genitore. Ma anche la coppia nella comprensione delle motivazioni che hanno portato all’adozione di un determinato stile genitoriale invece che di un altro.

Talvolta, per esempio, il proprio modo di essere genitore può ricalcare quello dei propri genitori. In altre circostanze, invece, il proprio stile genitoriale si struttura a partire da un rifiuto delle modalità di accudimento e di educazione dei propri genitori.

L´intervento psicologico

Un intervento psicologico sul proprio stile genitoriale permette di rileggere la propria relazione con i genitori. Consente l’acquisizione di una maggiore consapevolezza sul ruolo della nostra pregressa esperienza di figli. In effetti, gli interventi psicologici offrono la possibilità di rivedere e rinarrare le nostre relazioni familiari. Questo aspetto ha delle inevitabili ripercussioni anche sulle modalità di essere genitore.

Un percorso incentrato sulla motivazione a cambiare il proprio stile genitoriale, inoltre, fornirà occasioni di apprendimento circa le diverse declinazioni possibili della funzione genitoriale. E migliorerà la consapevolezza sulle paure, gli eventi scatenanti, i pensieri che sono all’origine di una modalità incentrata sull’iperpotezione e il controllo.

Non è, infine, escluso che gli interventi possano concentrarsi anche sui figli. Questo al fine di supportarli in una crescita più equilibrata e per rafforzare l´autostima e l’autoefficacia percepita.


Riferimenti bibliografici
Somers, P., & Settle, J. (2010). The helicopter parent: Research toward a typology. College and University, 86(1), 18.

quando i figli se ne vanno

Quando i figli se ne vanno.

La sindrome del nido vuoto accompagna molte famiglie quando si trovano di fronte alla decisione dei figli di andare a vivere da soli. Cosa fare per trovare un nuovo equilibrio?

Soffri di ansia? Clicca qui e scarica gratuitamente il mio e-book!

Che cos’è la sindrome del nido vuoto?

Sul finire degli anni Sessanta, la sindrome del nido vuoto ha fatto capolino in una delle canzoni dei Beatles (She’s leaving home). Ed è diventata un tema di discussione nell’ambito della psicologia e di altre scienze umane.
Sebbene non si tratti di una condizione clinica in senso stretto, la sindrome del nido vuoto può manifestarsi con sintomi di una certa gravità. Si tratta di una sindrome ansioso-depressiva che colpisce i genitori. A soffrirne sono, soprattutto le madri, quando i figli decidono di lasciare la casa genitoriale per andare a vivere da soli.

Quando il figlio esce di casa

Avviene prima o poi si verifica in tutte le famiglie. Anche se questo momento si è spostato sempre più in là negli anni. Fino a qualche decennio fa, i giovani contraevano matrimonio alle soglie dell’età adulta. Anche perché riuscivano ad ottenere un lavoro in grado di assicurare autonomia già subito dopo la maggiore età. Negli ultimi tempi, sono numerosi i figli che vivono con i genitori fino ad oltre i 30 anni. Si tratta di un fenomeno diffuso che, probabilmente, rende ancora più doloroso il trasferimento di un figlio. E così i genitori possono sperimentare tristezza e preoccupazione molto intense.

In effetti, il trasferimento di un figlio può essere vissuto come un vero e proprio lutto. Che richiede ai genitori di mobilitare tutte le proprie risorse emotive per accettare l’allontanamento e continuare la propria vita senza eccessiva sofferenza. Ciò è tanto più probabile se l’allontanamento dalla casa genitoriale non è stato negoziato e accettato dai genitori. Oppure se questi stanno vivendo anche altri momenti di crisi. Per esempio la menopausa, il pensionamento, accudire i propri genitori anziani, possono aumentare il rischio di sviluppare forme di disagio.

Quali genitori soffrono maggiormente della dipartita del figlio?

Ad essere particolarmente esposti, inoltre, sono i genitori single. Questi possono sentire di perdere ogni ragione di vita, soprattutto se si sono dedicati in maniera quasi esclusiva al benessere del figlio. Ma anche le coppie caratterizzate da alta conflittualità. E nelle quali il figlio assume spesso il ruolo di mediatore della loro relazione.

Come si manifesta la sindrome del nido vuoto?

Quando i figli se ne vanno, vissuti di carattere ansioso possono riguardare l’incolumità del figlio. Questo avviene nonostante il genitore si renda conto che si tratti di una persona adulta e capace di pensare a sé stessa. Vissuti di tristezza intensa e depressione, invece, possono essere alimentati dalla percezione, spesso priva di fondamento, di aver perso per sempre il proprio figlio. Tali vissuti possono dipendere da fattori diversi. In primo luogo dalla personalità del genitore e dalle sue particolari modalità di reagire agli eventi critici.

Nel caso specifico della sindrome del nido vuoto, però, bisogna considerare anche la qualità della relazione di coppia e le risorse genitoriali. In alcuni casila vita familiare èstata costruita intorno al ruolo di genitori. Può essere molto difficile abituarsi a una situazione in cui la dimensione marito-moglie torna ad essere quella saliente.

Ogni famiglia attraversa diverse fasi del ciclo di vita familiare. E sia la nascita dei figli che il loro diventare adulti costituiscono delle tappe evolutive importanti che richiedono notevoli aggiustamenti. Accogliere un terzo nella coppia marito-moglie, per esempio, può non essere semplice, determinando tensioni e richiedendo aggiustamenti relazionali. Lo stesso può dirsi quando il figlio si allontana da casa. E i genitori devono ritrovare una dimensione a due che, spesso, mette a nudo e di fronte alle crepe del rapporto.

Diade, triade…e ancora diade!

Diversi problemi di coppia, in effetti, possono essere accantonati per il bene dei figli. Inoltre, occuparsi di loro può essere una buona strategia per non affrontare le difficoltà relazionali tra moglie e marito. L’uscita di casa del figlio, quindi, può mettere sotto un riflettore tutte le difficoltà che erano state accantonate.

Del resto, però quando i figli se ne vanno ritornare ad essere coppia può rappresentare anche una opportunità. Si può beneficiare di una ritrovata intimità. E riscoprire il valore di avere del tempo da investire nel proprio rapporto e nei propri interessi. Riavvivare la propria vita individuale e di coppia, anzi, potrebbe rappresentare una buona strategia di fronteggiamento dello stress da nido vuoto.

Cosa fare se il dolore per l’allontanamento del figlio è troppo?

In alcuni casi i vissuti ansiosi e depressivi conseguenti al trasferimento di un figlio possono essere difficili da gestire senza un aiuto professionale. Se le reazioni sperimentate sono del tutto assimilabili a un lutto e si protraggono nel tempo, è consigliabile rivolgersi a uno psicologo-psicoterapeuta.

La psicoterapia infatti, può mettere a fuoco le ragioni di una reazione disfunzionale rispetto ad un evento che fa parte del normale ciclo di vita di ogni famiglia.

Talvolta, per esempio, i genitori che sviluppano la sindrome del nido vuoto hanno vissuto esperienze negative connesse all’allontanamento di persone di riferimento o a loro care.

In simili casi, quando i figli se ne vanno l´evento è in grado di ri-attivare vissuti traumatici che può essere utile trattare in un percorso psicologico.

Psicoterapia sì o no?

Quando i figli se ne vanno, un percorso di psicoterapia potrebbe supportare la persona nell’attivazione di risorse di fronteggiamento dello stress. E favorire una riorganizzazione delle routine quotidiane e la maturazione della consapevolezza che il rapporto con il figlio può essere alimentato anche a distanza. Una simile consapevolezza potrebbe passare attraverso una focalizzazione su aspetti e ricordi positivi del figlio, provando ad alimentare la sua presenza interna.

Un percorso di supporto psicologico potrebbe essere utile anche per gestire problemi di coppia. Soprattutto quando il trasferimento di un figlio abbia scatenato una crisi relazionale.

In entrambi i casi intraprendere il percorso in maniera tempestiva permette di anticipare ed evitare il radicarsi di problemi più cronici. Problemi che, con un valido aiuto, possono rientrare in poco tempo. E migliorare sia la qualità delle relazioni intrafamiliari che il benessere soggettivo.

Riferimenti bibliografici
Piper, A., & Breckenridge-Jackson, I. (2017). She’s Leaving Home: A Large Sample Investigation of the Empty Nest Syndrome. Consultato su (PDF) She’s leaving home: a large sample investigation of the empty nest syndrome (researchgate.net)
Römer, F. (2013). Quando i figli crescono: una bussola per genitori alle prese con figli adulti. Milano: Apogeo.