claustrofobia

Ho paura di prendere l’aereo

“Ho paura di prendere l’aereo. Ma anche il treno, la metropolitana, l’autobus, persino l’automobile. Non mi sento a mio agio se sono al cinema, a teatro, in una sala, in ufficio, in aula, al ristorante, in ascensore… Cerco sempre con lo sguardo la via di fuga più vicina a me. Così nel caso in cui dovessi sentirmi male avrei un’uscita di sicurezza a me prossima”.

Inizia così il racconto di un giovane paziente che sto seguendo in psicoterapia. Tecnicamente soffre di claustrofobia: un disturbo d’ansia tanto comune quanto invalidante. Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), esistono molte categorie di disturbi d’ansia. Per esempio il disturbo d’ansia da separazione, il disturbo d’ansia sociale, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzato, il mutismo selettivo e le fobie specifiche.

La claustrofobia è una delle tante fobie. Una fobia è una paura che causa una compromissione significativa della capacità di una persona di vivere una vita normale. Un esempio di compromissione della vita è evitare l’oggetto o lo scenario specifico che si teme.

Quante fobie?

Le fobie specifiche possono essere suddivise in diversi sottotipi, a seconda dell’oggetto o della situazione temuti:

  • animali
  • naturale/ambientale
  • situazionali
  • iniezione di sangue

Claustrofobia

Le fobie specifiche sono una paura estrema di determinate attività, persone, oggetti o situazioni. La claustrofobia è un tipo di fobia specifica, in cui si ha paura degli spazi chiusi. Esempi di spazi chiusi sono i mezzi di trasporto, le macchine per la risonanza magnetica, gli ascensori, ecc.

Chi ne soffre generalmente evita o sopporta a fatica l’oggetto o la situazione particolari che scatenano la loro paura. La paura può essere espressa come pericolo di danno, disgusto o esperienza dei sintomi fisici non piacevoli quando ci si trova in presenza della situazione o dell’oggetto che genera paura.

Cosa succede nel cervello?

Cosa succede nel cervello delle persone che soffrono di claustrofobia e mostrano quindi una grande paura e ansia quando si trovano in spazi chiusi? Succede che le regioni frontali del cervello non sono più in grado di sottoregolare l’iperattivazione dell’amigdala. Studi metaanalitici di maging funzionale del cervello in fobie specifiche hanno indicato che le regioni del cervello attivate dagli stimoli fobici sono il globo pallido, l’amigdala e l’insula sinistra.

Quante persone soffrono di claustrofobia?

La claustrofobia ha una prevalenza nel corso della vita e su 12 mesi di circa il 10%. Questo significa che una persona su dieci può ritrovarsi a soffrire di claustrofobia!

Ne soffro anche io?

Prima di tutto è necessario stabilire se la paura rappresenti una fobia, una paura normale, una condizione medica generale o un disturbo d’ansia. In fase diagnostica faccio sempre domande su come il disturbo sia nato, valuto se e come la paura influenzi la vita quotidiana e le dinamiche familiari.

Successivamente esploro in maniera approfondita i vari sintomi, sia fisici ed emotivi. Durante le sedute di psicoterapia valuto attentamente se la persona riporta sintomi fisici come difficoltà respiratorie, tremori, sudorazione, tachicardia, secchezza delle fauci e dolore toracico. Valuto sempre anche i sintomi emotivi,come. sensazione di ansia o paura opprimenti, paura di perdere il controllo, comportamenti di evitamento delle situazioni temute.

E se non fosse claustrofobia?

Occorre molta cautela in fase diagnostica. Non sempre i sintomi riportati sono garanzia che la persona soffra di claustrofobia. Esistono infatti condizioni e disturbi mentali che possono essere facilmente scambiati per claustrofobia. Tra questi, il disturbo da stress post-traumatico, la fobia sociale, il disturbo bipolare, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo d’ansia da separazione, un disturbo depressivo, e, non ultimo, la dipendenza da alcool.

Altro fattore da considerare (e questa è una brutta notizia), C’è una probabilità dell’83% di scoprire più fobie specifiche una volta diagnosticata una particolare fobia come la claustrofobia.

Si guarisce dalla claustrofobia?

Guarire dalla claustrofobia si può. Un percorso di psicoterapia specifico per i disturbi d’ansia dà in genere buoni risultati.

Esistono diverse tecniche per la cura della claustrofobia. Tecniche di esposizione graduale, di immaginazione guidata, di rilassamento e respirazione. Ma soprattutto occorre risalire al primus movens, alla causa del disturbo per poter intervenire in maniera efficace. Non è raro che la claustrofobia sia metafora di una costrizione esistenziale, come il ritrovarsi in una situazione senza apparente via di uscita (relazioni o un lavoro non soddisfacenti, ecc.). La paura di non poter scappare, quando il contesto diventa troppo opprimente e non consente una fuga facile, fa appello al nostro istinto di sopravvivenza.

Come nel caso dell’agorafobia, una distanza eccessiva da luoghi o persone ritenuti sicuri può comportare a sentimenti di abbandono, con i pericoli conseguenti, così una vicinanza eccessiva può portare alla paura della perdita di sé stessi, della con-fusione con l’altro.

Infine, a seconda della situazione, e tenendo conto delle preferenze del paziente, una cura farmacologica con SSRI e/o benzodiazepine può essere abbinata alla psicoterapia per la cura della claustrofobia.