pandemic fatigue

Cos´è la pandemic fatigue?

Alzi la mano chi non ha sperimentato tristezza, stanchezza, angoscia in questi lunghi mesi di pandemia. Niente panico. In tempi di Covid-19 e lockdown queste emozioni e vissuti possono essere ritenuti normali. Ciò che forse non ci si aspetta, invece, è che lo stress possa ridurre la nostra capacità di proteggerci dal contagio. Che cosa si intende per pandemic fatigue? E quali sono gli effetti sui comportamenti di protezione dal virus?

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Da ormai un anno la popolazione mondiale è esposta ad una forma di stress cronico che si sta accompagnando a fatica, tristezza, ansia. Come si può leggere in un recente documento redatto dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), la pandemic fatigue è una sindrome che può assumere forme diverse. Si tratta, cioè, di una costellazione di sintomi che possono variare nel tempo. Non solo. I sintomi possono variare ed essere diversi da persona a persona.

Quali sono i sintomi della pandemic fatigue?

Tra i sintomi più diffusi, vi sono un generale aumento della tensione e dello stress percepito. Frequenti pensieri e vissuti di carattere depressivo. E ancora, irritabilità, ansia, panico, insonnia e alterazioni dell’appetito. Si tratta di reazioni che possono essere ritenute normali in una condizione estremamente anomala e di incertezza quale è quella pandemica. In un certo numero di situazioni, però, questi indicatori di malessere hanno raggiunto un livello di significatività clinica, raccomandando attenzione clinica professionale.
In altri termini, se è normale sentirsi tristi, nervosi o stressati nel corso di una pandemia, non dovrebbero essere trascurate le forme di disagio che sentiamo di non poter più gestire da soli.

Chi è più a rischio?

Sono state sicuramente più colpite dalla pandemic fatigue le persone che hanno perso familiari e amici a causa del Covid-19. Ma anche chi ha perso il lavoro o ha visto tracollare la propria situazione economica. E ancora i soggetti vulnerabili per condizioni di vita o di salute. E infine chi sofferto in passato di forme di disagio psicologico. A queste categorie devono senza dubbio aggiungersi i professionisti che hanno gestito l’emergenza sanitaria.

Esposti a una pressione lavorativa imponente, si sono confrontati ogni giorno con la morte di pazienti e colleghi, spesso non sentendosi in condizione di poter fornire risposte assistenziali adeguate e temendo per la loro stessa vita. Del resto, la pandemia ha sollecitato un diffuso stress lavoro-correlato anche in altri professionisti. Tutti si sono dovuti abituare a modalità di lavoro differenti e si sente sempre più spesso parlare di techno-stress: la didattica a distanza ed il telelavoro hanno spesso peggiorato una situazione di tensione ed affaticamento generalizzati.

La pandemic fatigue influisce sul nostro modo di prevenire il contagio?

La pandemic fatigue, però, non ha un impatto solo sul nostro benessere psicologico, ma anche sui nostri comportamenti. In effetti, l’OMS si è interrogata su un aspetto molto specifico dello stress da Covid-19. E cioè quello della relazione con i comportamenti di protezione dal rischio di contagio. Essere esposti a uno stress durevole nel tempo, può demotivare le persone, con la stanchezza mentale che può avere la meglio sui comportamenti di prevenzione.
Questo diverso atteggiamento nei confronti della protezione dal contagio dipende in larga parte dalle nostre percezioni del rischio. Dopo diversi mesi di pandemia, per esempio, è come se ci fossimo abituati a convivere con il virus, ritenendolo meno pericoloso. In realtà, come dimostrato dal verificarsi della nuova ondata di contagi dopo l’estate, il virus non ha perso la sua pericolosità e l’impennata si è placata solo grazie a un nuovo lockdown.

La percezione del pericolo

Il verificarsi di nuove restrizioni e chiusure, però, ha favorito la diffusione di una percezione per cui il peso delle limitazioni imposte alla vita privata non risulta più commisurato ai benefici ottenuti nella lotta al virus. Nel complesso, si tratta di processi che possono rendere le persone meno accorte nel prevenire i contagi, un fenomeno che può essere amplificato anche dal parallelo bisogno di autodeterminarsi e sentirsi liberi.
Si tratta di una reazione nota a chi lavora, per esempio, negli ospedali o nelle residenze sanitarie. Molto spesso, la necessità di sottoporsi a cure e trattamenti determina una reazione che spinge a sottrarsi a cure e trattamenti anche attraverso forme di aggressività e protesta.
Pur nelle rispettive diversità, è quanto sta avvenendo anche rispetto ai fenomeni di coprifuoco, lockdown e limitazione della relazionalità.

Cosa fare se si soffre di pandemic fatigue?

Entrare in contatto con le proprie emozioni è un primo passo verso una maggiore consapevolezza e la costruzione di una migliore condizione di benessere. In questa direzione, può essere molto importante anche condividere le proprie emozioni e i pensieri sulla condizione di pandemia poiché la condivisione ha l’effetto immediato di farci uscire da una condizione di isolamento e solitudine che sono parte del problema.
Molto spesso, quando ci chiudiamo in noi stessi, ci priviamo della possibilità di rispecchiarci nell’altro, di comprendere che non siamo da soli nelle difficoltà, di osservare i problemi da un’altra prospettiva e di sviluppare strategie nuove e più funzionali.

È quanto possiamo sperimentare nell’ambito di un aiuto professionale.

Laddove diventasse difficile gestire sentimenti depressivi o un’ansia eccessiva ci si dovrebbe rivolgere a un professionista che, anche attraverso un colloquio online, possa indirizzarci verso la presa in carico più efficace. Occuparsi della propria salute mentale è infatti molto importante nel momento di crisi che stiamo vivendo. A maggior ragione perché le restrizioni hanno limitato le possibilità di ricevere supporto dalle nostre reti informali. Del resto, non bisogna dimenticare che la salute del nostro sistema immunitario dipende anche dal nostro benessere psicologico. Se ci sentiamo bene siamo anche più protetti dalle infezioni e dalle altre malattie.

Riferimenti bibliografici
World Health Organization (2020). Pandemic fatigue. Reinvigorating public to prevent COVID-19. Consultato su WHO-EURO-2020-1160-40906-55390-eng.pdf (dors.it)