I farmaci migliori per curare il panico

I migliori farmaci per il panico

I migliori farmaci per il panico

C’è tanta confusione tra l’opinione pubblica su quali siano i migliori farmaci per curare il disturbo di panico. A oggi le linee guida suggeriscono che sono tre i migliori farmaci per curare il panico. Vediamo insieme quali.

Le linee guida NICE per il trattamento del disturbo di panico hanno identificato tre classi farmaci per il trattamento del disturbo di panico nella popolazione adulta.

Sono tutti farmaci appartenenti alla classe degli antidepressivi: gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI) e i triciclici (TCA).

Gli SSRI

Tra gli SSRI i farmaci più migliori per curare il disturbo di panico sono la paroxetina, la sertralina, il citalopram e l’escitalopram.

Gli SNRI

Tra gli SNRI ricordiamo la venlafaxina.

I TCI

Tra i gli anti depressivi triciclici ricordiamo l’imipramina.

Quale farmaco scegliere per il disturbo di panico?

La scelta su quale farmaco utlizzare è frutto di un’attenta considerazione di diversi fattori da parte del clinico di riferimento (psichiatra o medico di base che sia) e comprende:

l’età della persona

la precedente risposta al trattamento

i rischi

la probabilità di overdose accidentale da parte della persona in trattamento ed eventualmente di altri membri della famiglia

la probabilità di autolesionismo deliberato, per overdose o altro (il rischio più elevato è con i TCA)

la tollerabilità

la possibilità di interazioni con farmaci concomitanti

la preferenza della persona in cura

i costi, a parità di efficacia.

Farmaci per il panico: maneggiare con cura

Indipendentemente dalla scelta del farmaco, la persona deve essere sempre informata sui potenziali effetti collaterali (incluso un aumento transitorio dell’ansia all’inizio del trattamento) e sul rischio di sintomi da sospensione/interruzione se il trattamento viene interrotto bruscamente o in alcuni casi se si dimentica una dose o se si riduce o aumenta spontaneamente la dose del farmaco.

Inoltre, le persone che hanno iniziato ad assumere antidepressivi devono essere informate del ritardo nell’insorgenza dell’effetto del farmaco (da 2 a 3 settimane), del decorso temporale del trattamento (medio-lungo, per almeno 6 mesi dalla scomparsa dei sintomi), della necessità di assumere i farmaci come prescritto (niente fai da te, neanche se si sta bene) e dei possibili sintomi da interruzione spontanea o di astinenza se si scala il farmaco troppo rapidamente.

Quando si prescrive un antidepressivo, il medico deve informare il paziente che gli effetti collaterali all’inizio della terapia con antidepressivi possono essere ridotti al minimo iniziando con una dose bassa e aumentando lentamente la dose fino al raggiungimento di una risposta terapeutica soddisfacente. Se la persona mostra miglioramenti con l’assunzione di un antidepressivo, il trattamento deve essere continuato per almeno 6 mesi dopo il raggiungimento della dose ottimale, dopodiché la dose può essere ridotta gradualmente.

Niente panico 😉 Se non vi è alcun miglioramento dopo un ciclo di 12 settimane, si può valutare di modificare il dosaggio dell’antidepressivo oppure sostituirlo con uno della stessa classe o di una alternativa (se un altro farmaco è appropriato) oppure prevedere un’altra forma di terapia, come la psicoterapia, se non si sta già facendo.