Cosa vuole dirci l’ansia?
Heidegger, in particolare, ha indagato l’ansia nel suo libro “Essere e Tempo”. Egli sostiene che l’ansia non è semplicemente un’emozione negativa da evitare, ma un’esperienza profondamente legata alla condizione umana di essere gettati nel mondo. Questo concetto sottolinea la natura non scelta del nostro ingresso nell’esistenza.
Noi non decidiamo di nascere, dove nascere, quando nascere, da chi nascere. Ci troviamo già gettati in un mondo (o meglio, in una parte di esso) che ci precede, preesistente. Sarebbe questa condizione a generare un’ansia che sarebbe dunque radicata nella nostra esistenza.
L’ansia diventa allora un tentativo di risposta al nostro essere gettati nel mondo, alla consapevolezza della nostra finitezza e alla mancanza di un significato oggettivo predefinito.
L’ermeneutica fenomenologica ci invita a esplorare le strutture dell’esperienza dell’ansia. Si tratta di sondare le modalità in cui l’ansia si manifesta nella nostra coscienza e come essa riveli significati impliciti. Ad esempio, l’ansia può emergere quando ci confrontiamo con l’incertezza del futuro o quando percepiamo una minaccia alla nostra identità.
Il concetto di “preoccupazione” assume un ruolo centrale nell’analisi fenomenologica dell’ansia. Heidegger afferma che l’ansia è essenzialmente legata alla preoccupazione per il nostro essere-nel-mondo. Questa preoccupazione non riguarda solo questioni pratiche quotidiane ma si estende alla nostra esistenza nel suo complesso. L’ansia diventa, quindi, un modo attraverso cui ci confrontiamo con la nostra libertà e responsabilità nel plasmare la nostra vita.
Nell’analisi fenomenologica, è cruciale esplorare anche il concetto di “temporalità”.
Noi siamo sempre proiettati verso il futuro, e l’ansia emerge quando ci rendiamo conto dell’incertezza di questo futuro.
L’ansia, secondo questa prospettiva, è radicata nella nostra relazione con il tempo. L’ansia è la tensione tra il passato e il futuro, ponte tra ciò che è stato e l’incertezza di ciò che sarà.
Heidegger distingue tra “attesa” e “aspettativa”. Mentre l’attesa è aperta e indeterminata, l’aspettativa è più specifica e orientata verso un determinato risultato. L’ansia si manifesta quando dobbiamo scegliere tra diverse possibilità d’azione.
La libertà di scegliere, quindi, ci espone all’ansia poiché ogni scelta comporta una rinuncia ad altre possibilità.
L’angoscia diventa così una risposta al peso della libertà e della responsabilità nell’assumere decisioni che plasmano il nostro destino.
Heidegger distingue l’ansia dall’angoscia (Angst). Mentre l’angoscia è una risposta a minacce concrete, l’ansia è un’esperienza più ampia che si collega alla nostra condizione esistenziale e rivela il carattere fondamentale dell’essere umano come essere-libero-sotto-la-molteplicità-delle-sue-possibilità.
L’analisi fenomenologica di Heidegger sull’ansia è legata anche al concetto di “cura” (Sorge). La cura è ciò che tiene insieme l’essere umano nel suo essere nel mondo. L’ansia emerge quando siamo gettati nella preoccupazione per noi stessi, quando diventiamo consapevoli delle nostre possibilità e delle scelte che dobbiamo fare. E che non possiamo non scegliere (anche la non scelta è una scelta in questo senso). Siamo quindi necessariamente chiamati alla cura di noi stessi. Cura che prende forma a partire dalle scelte che facciano, per le quali ne va sempre di noi stessi.
La cura dunque non è solo un’attenzione a se stessi, ma è anche la presa di responsabilità per la nostra esistenza.
L’ansia, quindi, non va evitata, ma piuttosto compresa come parte intrinseca della nostra condizione esistenziale. L’ansia diventa un’opportunità per esplorare la nostra libertà, responsabilità e possibilità nell’ambito della temporalità e dell’essere gettati nel mondo. Ansia non solo come emozione, ma come un portale che ci connette con la profondità della nostra esistenza.
L’ermeneutica fenomenologica invita a esplorare l’ansia come un modo di rivelare il significato dell’esistenza umana. Attraverso questa prospettiva, l’esperienza dell’ansia non è ridotta a una problematica psicologica, ma diventa un mezzo attraverso cui sveliamo la nostra relazione con il mondo, con gli altri e con noi stessi.
Nella comprensione fenomenologica, l’ansia non è semplicemente un problema da risolvere, ma un portale che ci connette con la complessità e la profondità della vita umana.
Dr. Giuseppe Iannone
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