Come distinguere un disturbo d’ansia dall’ansia non patologica?

Soffrire di un disturbo d’ansia ed esperire ansia non significa la stessa cosa. Come capire allora se si soffre di un disturbo d’ansia? E quando l’ansia, da normale emozione, diventa patologica? Ne parliamo in questo articolo.

panico

Soffro di un disturbo d’ansia se occasionalmente provo ansia?

La risposta è no. L’ansia in quanto emozione naturale va distinta da un disturbo d’ansia. L’ansia emozione infatti non è un disturbo mentale e non va curata come tale.

A chi non è mai capitato di provare un po’ d’ansia prima di un colloquio di lavoro, di un esame in università, in sala d’attesa dal dentista, a un primo appuntamento, ecc. Ecco una prima caratteristica dell’ansia non patologica: è proporzionata alla situazione. Non solo, l’ansia tende a sparire una volta che, per esempio, ho affrontato l’esame, il colloquio, ecc. Inoltre l’ansia in quanto normale emozione non interferisce con il funzionamento sociale e lavorativo della persona. Insomma, possiamo dire che l’ansia, in quanto emozione, è uno stato psichico relativo a una condizione ambientale specifica (a volte anche solo immaginata) che ci prepara ad affrontare meglio la situazione. L’ansia infatti, se esperita in un range di normalità, è in grado di attivare corpo e mente preparandoli a fronteggiare la situazione. Quando ci prepariamo ad affrontare un pericolo, infatti, l’ansia induce la risposta di attacco o di fuga. Il corpo si prepara a combattere o fuggire e per questo motivo si verificano diversi cambiamenti fisici, come l’aumento della frequenza respiratoria e l’aumento del flusso del sangue a cuore e muscoli: questi infatti forniscono l’energia e la forza necessarie per far fronte alla condizione di pericolo.

Diverso è il discorso se si soffre di un disturbo d’ansia. I disturbi d’ansia sono una categoria di disturbi mentali e comprendono:

  • Il disturbo d’ansia da separazione
  • Il mutismo selettivo
  • Le fobie specifiche
  • Il disturbo d’ansia sociale
  • Il disturbo di panico
  • L’agorafobia
  • Il disturbo d’ansia generalizzata

Per aiutarci a distinguere un disturbo d’ansia da uno stato psicologico di ansia “normale” facciamo alcuni esempi:

  • Un conto è esperire disagio, nostalgia o tristezza quando ci separiamo da qualcuno di amato e un conto è provare un’angoscia ricorrente ed eccessiva quando dobbiamo separarci, anche temporaneamente, da un nostro caro. Chi soffre di un disturbo d’ ansia da separazione manifesta una preoccupazione, costante ed eccessiva, per la perdita di un genitore o di un’altra persona cara a causa di una malattia o di un disastro. Teme poi che possa accadere (a sé o ai propri cari) qualcosa di brutto, come perdersi o essere rapiti, e che questo causerà la separazione definitiva dai propri cari. Nonostante il disturbo d’ansia da separazione sia più frequente tra i bambini, può manifestarsi anche nella popolazione adulta.
  • Alcune persone sono per carattere taciturni, poco loquaci. Tutto bene sin qui. Essere di poche parole non è una malattia ma una caratteristica personologica. Ma chi soffre di mutismo selettivo, invece, non riesce a esprimersi e a comunicare in determinati contesti (come, ad esempio, a scuola, al catechismo, durante l’attività sportiva, mentre gioca con altri bambini, quando si trova dai parenti, ecc.). L’impossibilità di proferire anche solo una parola si manifesta in genere in un solo contesto mentre la persona non ha alcun problema a esprimersi negli altri contesti.
  • Ci sono persone che sono, per natura, timide, riservate, prudenti quando si trovano in ambienti nuovi, magari con persone che non conoscono o che le mettono in soggezione per il loro ruolo (un professore, un superiore, un’autorità, ecc.). Ma chi soffre di un disturbo d’ansia sociale, invece, manifesta un’intensa paura nelle situazioni sociali in cui può essere sottoposta al giudizio o allo sguardo altrui. La persona teme di essere valutata negativamente, di essere giudicata ansiosa, debole, stupida, noioso o sgradevole e vive con estrema apprensione queste situazioni o addirittura tende a evitarle. E così tende a non coinvolgersi in interazioni sociali (ad es. conversare o incontrare persone sconosciute), a non mangiare o bere in compagnia di altri, per paura di essere osservati e criticati, oppure evita di parlare di fronte ad altri.
  • Credo sia comune, poi, non fare salti di gioia quando dobbiamo andare dal dentista, fare un prelievo di sangue, o magari qualcuno sentire una leggera vertigine in aereo o se si trova in un luogo elevato. Per chi soffre di una fobia specifica, però, le cose sono ben più complicate. Una fobia specifica è la paura e l’ansia per una particolare situazione o oggetto che si manifesta in misura sproporzionata rispetto al rischio o al pericolo reali. La situazione o l’oggetto di solito sono evitati quando possibile, ma se l’esposizione si verifica, si sviluppa immediatamente ansia. L’ansia può intensificarsi fino a raggiungere il livello di un attacco di panico. Chi ne soffre riconosce che il timore è irragionevole ed eccessivo. Le fobie specifiche possono essere suddivise in diversi sottotipi, a seconda dell’oggetto o della situazione temuti: animali (ragni, serpenti, topi, piccioni, cani, ecc.), naturale/ambientale (temporali, vento, pioggia, ecc.), situazionali (altezze, ecc.), iniezione/sangue (aghi, siringhe, sangue).
  • Hai mai avuto paura? Sicuramente sì. Magari da bambino avevi paura dei fantasmi. Da adulto ti sei ritrovato preda del terrore di fronte a qualcosa di orrendo e inaspettato. Chi soffre di disturbo di panico vive uno o più attacchi improvvisi e frequenti di forte paura. Ma la minaccia non è fuori di sé bensì proviene dal proprio corpo. Tachicardia, dolore al petto, iperventilazione, paura di impazzire, di morire, di svenire o di fare qualcosa di sconsiderato sono alcuni tra i sintomi di questo invalidante disturbo mentale. A causa di questi attacchi la persona cambia drasticamente il suo modo di vivere. Quello che prima era normale routine (andare a lavorare, fare la spesa, guardare un film al cinema, persino restare a casa) ora viene vissuto con una preoccupazione invalidante che un nuovo attacco di panico possa manifestarsi. Alcuni miei pazienti hanno definito l’attacco di panico come un’esperienza di pre-morte. Davvero terribile.
  • “Stasera non mi va di uscire. Netflix, divano, tisana e copertina, altro che discoteca!”. Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di preferire le mura domestiche a un’uscita. Ma un conto è restare a casa per scelta, un conto perché sopraffatti dalla preoccupazione di trovarci fuori casa e non poter ricevere aiuto nel caso in cui potessimo sentici male. Ecco, chi soffre di agorafobia vive nella costante preoccupazione che, se uscisse e stesse male, non potrebbe ricevere aiuto. E così limita sempre più la propria esistenza a luoghi noti. Il timore dei luoghi aperti sfocia nell’allontanamento o nell´evitamento degli stessi. Il timore di non riuscire a individuare una via di fuga, di non riuscire a farsi largo in mezzo a una folla durante un concerto o in un centro commerciale o in una piazza – generano forme d’ansia così potenti che la persona vive sempre più rintanata in casa.
  • Infine, sebbene possa essere capitato a molti di attraversare un periodo di ansia dai contorni sfumati, che non riguardasse nulla di particolare, l’ansia di chi soffre di disturbo di ansia generalizzata non è circoscritta a determinate situazioni o periodi ma riguarda una serie numerosa di eventi e situazioni. La preoccupazione può riguardare la nascita di una relazione, il lavoro e la propria situazione finanziaria, l’acquisto e il mantenimento di un´abitazione, la nascita o la crescita dei figli, il loro futuro. Insomma, c’è sempre un motivo per stare in ansia. Persino il non provare ansia!

A questo punto dovrebbe essere più chiara la differenza tra ansia non patologica e disturbo d’ansia. Aggiungo solo una cosa: il disturbo d’ansia, a differenza dell’ansia non patologica, è pervasivo, tende a manifestarsi in più contesti, interferisce con il normale funzionamento della persona, ha una durata di almeno 6 mesi e causa disagio clinico. Uscire dall’ansia patologica si può. La psicoterapia è una valida opzione di trattamento per i disturbi d’ansia. Prima si interviene migliore è la prognosi. Non aspettare oltre. Se l’ansia ti assilla contattami per un appuntamento, online o in presenza. Ti meriti una vita libera dall’ansia.