benzodiazepine per il panico: sì o no?

Benzodiazepine per il panico: sì o no?

Il trattamento del disturbo di panico comprende interventi psicologici e farmacologici. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono il trattamento di prima linea. Gli SSRI, infatti, danno meno effetti collaterali, minore dipendenza e astinenza rispetto alle benzodiazepine. Tuttavia, le benzodiazepine continuano a essere prescritte per il sollievo acuto degli attacchi di panico. Perché?


Le opzioni di trattamento raccomandate per il disturbo di panico a oggi sono:

1) la terapia psicologica (psicoterapia)

2) i farmaci

3) l’auto-aiuto

Tutte queste opzioni si sono dimostrate efficaci nel trattare il disturbo di panico. La scelta del trattamento sarà una conseguenza del processo di valutazione e del processo decisionale condiviso tra psicoterapeuta e paziente.

Quanto dura la psicoterapia per il panico?

Di solito sono previste 1 o 2 ore a settimana e la psicoterapia dovrebbe essere completata entro un massimo di 4 mesi dall’inizio.

Farmacoterapia. Benzodiazepine sì o no?

Le benzodiazepine sono associate a un esito meno buono a lungo termine e non dovrebbero essere prescritte per il trattamento di soggetti con disturbo di panico.

Anche gli antistaminici o gli antipsicotici sedativi non dovrebbero essere prescritti per il trattamento del disturbo di panico.

Gli antidepressivi dovrebbero essere l’unico intervento farmacologico utilizzato nella gestione a lungo termine del disturbo di panico. Le classi di antidepressivi che hanno una base di prove per l’efficacia sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI) e gli antidepressivi triciclici (TCA). A oggi solo escitalopram, sertralina, citalopram, paroxetina e venlafaxina sono autorizzati per il trattamento del disturbo di panico.

Nel decidere quale farmaco proporre al paziente occorre tener conto di diversi fattori, quali:

  • l’età della persona
  • una precedente risposta al trattamento
  • rischi
  • la probabilità di sovradosaggio accidentale
  • la probabilità di autolesionismo intenzionale, per sovradosaggio o altro (il rischio più alto è con i TCA)
  • tollerabilità
  • la possibilità di interazioni con farmaci concomitanti
  • le preferenze personali (per esempio, la persona preferisce la psicoterapia ai farmaci)
  • i costi, dove è dimostrata la stessa efficacia, si preferirà l’opzione più economica.

Un’ultima, importante. nota sull’uso delle benzodiazepine. Il rischio di dipendenza e i sintomi da sospensione di questa classe di farmaci sono una questione seria. E’ quindi bene evitarne l’uso come trattamento di prima linea, soprattutto nel lungo termine e preferire la psicoterapia o gli antidepressivi per la cura del panico.

Quando si prescrivono gli SSRI, occorre prestare attenzione a 4 condizioni

  1. Alla comorbilità, ossia alla presenza contemporanea di panico con depressione e/o abuso di sostanze.
  2. Al fatto che l”interruzione improvvisa degli antidepressivi può causare sintomi di interruzione/astinenza. Per ridurre al minimo il rischio di sintomi da interruzione/astinenza quando si interrompono gli antidepressivi, la dose deve essere ridotta gradualmente per un periodo di tempo prolungato.
  3. Quando si prescrivono gli SSRI, bisogna chiedere al paziente informazioni sull’uso di cocaina
  4. Bisogna infine evitare l’uso simultaneo di più farmaci serotoninergici.

Infine, vorrei ricordare che un attacco di panico non costituisce necessariamente un disturbo di panico. E che un trattamento appropriato di un attacco di panico può limitare lo sviluppo del disturbo di panico.