ansia senza motivo

Ansia senza motivo?

“Dottore, provo ansia senza motivo”. Non esiste un’ansia ingiustificata. C’è sempre qualcosa dietro i sintomi di ansia. Il problema è che l’ansia è un camaleonte e può mimetizzarsi benissimo tra le pieghe dell’esistenza, oscurandone i significati. In questo articolo vediamo insieme cosa si nasconde dietro alcune forme di ansia molto comuni.

Ansia senza motivo. Esiste davvero?

Alcuni definiscono l’ansia come la paura che compare in assenza di un pericolo oggettivo. A me piace considerare l’ansia come anticipazione di un pericolo, reale o immaginato, potenziale o di fatto. Cosa significa? Che, nell’ansia, si intravede un pericolo all’orizzonte. Sempre. Il problema è che non sempre riusciamo a mettere a fuoco di che pericolo si tratti. E allora può sembrare che l’ansia arrivi dal nulla. Ecco perché tante persone riferiscono di provare ansia senza motivo. Non esiste ansia senza motivo quindi.

Ansia e sintomi somatici

Le persone che soffrono di ansia tendono a mantenere una costante focalizzazione sul corpo. Non di rado è un episodio di malessere fisico, come un capogiro, vertigine, mal di pancia, spasmo muscolare, calo di zuccheri, sbalzo pressorio, ma anche fame, sete, stanchezza, sonno, o un calo della concentrazione/attenzione, a spaventare le persone e mandarle in uno stato di angoscia. Angoscia che la condizione possa ripresentarsi. Tecnicamente si chiama ansia anticipatoria. E porta la persona a orientare la propria attenzione su quello che succede nel corpo. Con il tempo si diventa sempre più bravi a discriminare qualsiasi variazione corporea e a regolare il raggio di azione in base a come ci si sente o in base al timore di potersi sentire male. Ecco perché tante persone si spaventano se devono allontanarsi da luoghi (o da persone) ritenuti sicuri, come la propria casa, un amico, un familiare, ecc.

L’iperfocalizzazione sui propri stati corporei fa sì che tutto il resto venga messo in secondo piano. Questi soggetti vivono nella paura costante che eventuali sintomi possano riapparire e sorprenderli. Per questo motivo limitano il loro raggio d’azione.

I tre ingredienti dell’ansia:

Sono tre gli elementi che favoriscono il sorgere e il mantenersi di un disturbo d’ansia:

  • eccessiva vigilanza
  • sopravvalutazione del pericolo
  • sottovalutazione delle proprie capacità di far fronte alla situazione

“Se sono in ansia vuol dire che c’è un pericolo”

Sbagliato. Essere in ansia non significa che il mondo sia diventato improvvisamente più pericoloso. Né che stia per sentirmi male. Sarebbe come dire che se sono felice tutto va bene nel mondo. O che il mio corpo goda di perfetta salute. Ma si può essere felici anche se si ha il raffreddore. O una gamba rotta.

L’eccessiva centratura sugli stati viscerali rende le persone sempre meno abili a descrivere l’esperienza emotiva che fanno nelle situazioni nelle quali si trovano. Per esempio, trovarsi in compagnia di persone poco gradite viene configurato soltanto in termini di discomfort corporeo (agitazione, irrequietezza, ecc.) piuttosto che come franca antipatia per chi mi siede accanto e che rende l’esperienza di quel caffè affatto piacevole. Ecco, le persone che soffrono d’ansia darebbero piuttosto la colpa al caffè, che mi ha fatto venire la tachicardia, o al bar che improvvisamente è diventato troppo piccolo, troppo affollato, o troppo rumoroso.

La paura dei sintomi di ansia

A fare paura, poi, sono i sintomi di ansia stessi. La paura è quella di un corpo diventato ingovernabile e che mi rema contro nelle esperienze di tutti i giorni. Che non mi permette più di muovermi come vorrei. Che mi mette tanti limiti e paletti. Un corpo che è diventato il mio padrone. Il mio aguzzino. Ciò che non è chiaro a chi soffre di ansia è che, invece, il corpo è un nostro alleato. Che ci parla attraverso un linguaggio tutto suo, fatto non di parole. Ma che di rado si sbaglia nel sottolineare la scomodità di una situazione. Focalizzarsi sui sintomi è come guardare il dito di chi ci sta mostrando la luna! Occorre invece indirizzare lo sguardo proprio verso ciò che il sintomo ci vuole mostrare. Questo non è sempre facile da fare in autonomia. E infatti è proprio della psicoterapia aiutare la persona a spostare lo sguardo….dal dito alla luna.

Esistono diversi tipi di ansia

Nell’ansia da separazione la persona teme di poter perdere un (s)oggetto d’amore.

Nelle fobie specifiche la persona ha paura di un oggetto, un animale o di situazioni specifiche.

Il disturbo d’ansia generalizzata costringe a vivere in uno stato di ansia e allerta quasi continui e quest’ansia investe quasi ogni ambito della vita.

Nel disturbo di panico la persona teme che un attacco di panico possa sorprenderla in qualsiasi momento. E vive perciò in uno stato di estrema angoscia questa eventualità.

Chi soffre di agorafobia teme di allontanarsi da casa. O vive situazioni di intenso disagio quando si trova in spazi aperti o chiusi per paura di potersi sentire male e di non poter ricevere aiuto.

Alcune forme di ansia, poi, si manifestano come preoccupazione per il timore del giudizio sociale. Come nella fobia sociale.

Ansia e comportamento

Chi soffre di ansia tende a richiedere rassicurazioni continue. Pur temendo il rifiuto dell’altro, poi, oscilla tra la tendenza ad avvicinare gli altri a sé e quella ad allontanarli. Questa ambiguità la si osserva soprattutto nei soggetti che soffrono di disturbo di panico: ci sono volte in cui preferiscono stare in compagnia di qualcuno di fidato, che possa soccorrerli in caso di malessere, e volte in cui provano un forte senso di vergogna o imbarazzo se dovessero sentirsi male in compagnia degli altri. E allora preferiscono stare da soli.

La psicoterapia per l’ansia

L’ansia è un’alterazione – anzi, una restrizione – della libertà che induce sofferenza. Da questa prospettiva non c’è differenza tra malattia fisica o psichica. Entrambe limitano le possibilità d’azione del sofferente. La cura psicoterapica consisterà quindi nella restituzione di quella libertà che l’ansia ha sottratto, che il sintomo ha limitato. E passerà dal ristabilire un dialogo autentico con sé stessi. Dialogo che consentirà alla persona di riconoscere i contesti comodi da quelli scomodi. E di muoversi con sempre maggiore consapevolezza nel mondo.