Le recenti guerre, tra Russia e Ucraina prima e tra Israele e Palestina poi, hanno causato in molte persone ansia, paura, stress tristezza e un senso di impotenza di fronte a tanto male. Come migliorare il proprio stato mentale di fronte a situazioni simili?
Guerra e sintomi di ansia: cosa fare?
La guerra è uno degli eventi più traumatici e distruttivi che l’umanità abbia sperimentato nel corso della storia. Oltre all’impatto devastante sulle società coinvolte, la guerra può avere un impatto duraturo sulla salute mentale delle persone coinvolte direttamente o indirettamente.
Uno dei problemi più diffusi che sorgono a seguito di conflitti bellici è l’ansia. In questo articolo, esploreremo la relazione tra la guerra e i sintomi di ansia, analizzando i fattori che contribuiscono all’ansia durante e dopo la guerra e i modi in cui le persone affrontano questa sfida.
La guerra come causa di ansia
La guerra è un evento che genera ansia su molteplici livelli:
– per coloro che partecipano direttamente al conflitto, il pericolo costante, la paura per la propria vita e la violenza possono causare ansia acuta. I militari in combattimento e i civili intrappolati nelle zone di guerra sono spesso esposti a situazioni estremamente stressanti. Questo costante stato di allerta e l’esperienza diretta della violenza possono portare a sintomi di ansia come attacchi di panico, ipervigilanza e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
– Anche le persone che non partecipano direttamente al conflitto possono soffrire di ansia a causa delle notizie costanti riguardo alla guerra. L’accesso costante a notizie e immagini tramite i media può esacerbare l’ansia, poiché le persone si sentono impotenti di fronte alla violenza alla quale assistono. Questo può portare a un senso di tristezza e disperazione, alimentando l’ansia a livello collettivo.
Quali sono i sintomi comuni di ansia legati alla guerra?
I sintomi di ansia legati alla guerra possono variare in intensità e durata. Alcuni dei sintomi comuni includono:
- Attacchi di panico: le persone coinvolte direttamente nella guerra o che vivono in zone di conflitto possono sperimentare attacchi di panico improvvisi e ricorrenti, caratterizzati da respiro corto, sudorazione e una paura intensa.
- Irritabilità e rabbia: l’ansia può manifestarsi attraverso l’irritabilità e la rabbia. Le persone possono diventare più sospettose e pronte a reagire con aggressività.
- Disturbi del sonno: l’ansia può influenzare il sonno, portando a insonnia o ad altri disturbi del sonno. Questo può peggiorare ulteriormente il benessere mentale delle persone coinvolte.
- Ipervigilanza: coloro che hanno vissuto situazioni di conflitto spesso sviluppano una costante sensazione di pericolo imminente. Questa ipervigilanza è un meccanismo di sopravvivenza, ma può anche causare ansia cronica.
- Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD): alcune persone sviluppano sintomi di PTSD dopo l’esposizione diretta alla guerra. Questi sintomi possono includere ipervigilanza, flashback, incubi e una paura intensa.
Strategie di gestione dell’ansia (spoiler: rimedi banali)
La gestione dell’ansia causata dalla guerra è una sfida complessa. Probabilmente avrai già letto da qualche parte che esistono diverse strategie che possono aiutare le persone a far fronte ai sintomi di ansia:
- Supporto sociale: Il sostegno da parte della famiglia, degli amici e dei professionisti della salute mentale può essere estremamente utile per affrontare l’ansia. Parlarne con gli altri può aiutare a condividere il peso dell’esperienza.
- Pratiche di rilassamento: La meditazione, lo yoga e altre pratiche di rilassamento possono aiutare a ridurre lo stress e l’ansia.
Ma la vera domanda da farsi è: è davvero possibile dormire sonni tranquilli mentre la casa va a fuoco? Mi spiego meglio. In un mondo in cui siamo sempre più connessi, la sofferenza non è più un fatto privato. Vicende tragiche di persone a migliaia di chilometri da noi impattano sulla nostra condizione psicologica.
Soffrire non significa essere ammalati
In un mondo che cerca di esorcizzare sempre più la sofferenza si corre il rischio di voler badare al proprio orticello, nel nome di “devo stare bene io”. Ansia, tristezza, preoccupazione di fronte alle vicende belliche non sono sintomi da curare ma forse sono ciò che ci rendono umani e solidali di fronte alla sofferenza dei nostri simili.
Cosa fare? (spoiler: rimedi meno banali)
1) La guerra esiste nel cuore di ogni uomo. Ciascuno di noi, che lo sappia o meno, combatte quotidianamente. A volte il nemico è l’altro (il collega, il vicino di casa, un familiare, il tizio che ci taglia la strada in auto.. ), altre volte la guerra è con sé stessi.
Le grandi guerre ci offrono la possibilità di iniziare a costruire la pace nei luoghi che abitiamo (il posto di lavoro, il condominio, la famiglia, la strada e, non ultimo, il nostro cuore).
Probabilmente non siamo in grado di fermare i conflitti su larga scala ma possiamo promuovere la pace proprio nel quotidiano. Tanti piccoli, grandi, focolai di pace. Ok alle marce per la pace ma non dimenticare di fare pace con quella persona che ti ha fatto soffrire. Perdona. Gli altri e te stesso.
2) Pratica la compassione e la gentilezza: sii gentile e rispettoso verso gli altri nelle tue interazioni quotidiane. Piccoli gesti gentili possono avere un impatto positivo.
3) Comunicazione pacifica: cerca di risolvere i conflitti attraverso la comunicazione aperta, rispettosa e pacifica anziché ricorrere alla violenza o all’aggressione verbale.
4) Solidarietà: no, non c’è bisogno di andare dall’altra parte del mondo. Offri il tuo tempo e le tue abilità per aiutare gli altri, partecipando a organizzazioni di volontariato a progetti sociali proprio lì dove vivi. Commuoversi, emozionarsi, spaventarsi, provare ansia sono reazioni psicologiche normali di fronte alla guerra. Ma non bisogna fermarsi al sentire. Occorre passare all’azione. E allora chiediti: cosa posso fare di concreto, nel mio piccolo, per rendere il mondo un posto migliore? Le occasioni per esercitare la solidarietà sono infinite… Fai qualcosa!
5) Rispetto per l’ambiente: adotta uno stile di vita sostenibile per ridurre il tuo impatto ambientale e contribuire a preservare il pianeta per le future generazioni. Anche questa è pace.
6) Promuovi l’inclusione: abbraccia la diversità e lavora per promuovere l’inclusione e l’uguaglianza in ogni aspetto della vita, combattendo il razzismo, il sessismo e altre forme di discriminazione.
7) Educazione alla pace: Promuovi l’educazione alla pace nei luoghi che frequenti per sensibilizzare le persone sui valori della pace e della non violenza.
8) Supporto alle organizzazioni per la pace: contribuisci finanziariamente o offri il tuo tempo alle organizzazioni che lavorano per la pace e i diritti umani.
9) Auto-riflessione: fai una riflessione regolare su come puoi migliorare te stesso come individuo e come puoi contribuire a una cultura di pace.
10) Sii giusto. Non c’è pace senza giustizia. Hai fatto un torto? Chiedi scusa e vai avanti. Rispetta le regole della società, non essere prepotente. Anche questo è un modo di costruire un mondo più ordinato e pacifico.
In conclusione, la promozione della pace richiede un impegno costante da parte di ciascuno di noi, ma anche piccole azioni quotidiane possono fare la differenza nel promuovere un mondo più pacifico e giusto.