10 domande e risposte sul panico
1. Attacchi di panico e disturbo di panico sono la stessa cosa?
No. L’attacco di panico consiste in un’improvvisa ondata di intensa paura o disagio che raggiunge un picco in pochi minuti. L’attacco di panico si manifesta con almeno 4 tra i seguenti sintomi: palpitazioni, battito cardiaco accelerato, sudorazione, tremori o scosse, sensazione di mancanza di respiro o soffocamento, , dolore o fastidio al petto, nausea o dolore addominale, vertigini, instabilità, stordimento o svenimento, brividi o sensazioni di calore, parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio), derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o “impazzire” e paura di morire.
Il disturbo di panico può essere diagnosticato se si verificano attacchi di panico ricorrenti. Gli attacchi sono seguiti da un mese o più di preoccupazione persistente di avere altri attacchi di panico. Inoltre si assiste a cambiamenti nel comportamento dell’individuo per evitare situazioni che potrebbero elicitare un attacco di panico. Tra questi l’evitamento.
2. Gli attacchi di panico possono manifestarsi in diversi disturbi mentali?
Sì. Oltre che nel disturbo di panico, gli attacchi di panico possono manifestarsi nei disturbi dell’umore, altri disturbi d’ansia, disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze, ecc.
3. Il disturbo di panico è un disturbo mentale comune?
Sì. Si stima, infatti che ne soffra il 2-3% della popolazione generale adolescente e adulta.
4. Cosa causa il panico?
Il nevroticismo (cioè la predisposizione a esperire emozioni negative) e la sensibilità all’ansia (cioè la convinzione che l’ansia possa essere nociva) sono i due i principali fattori di rischio temperamentali.
Le esperienze di abuso sessuale e fisico in età infantile, il fumo di sigaretta e la presenza di eventi stressanti nei mesi che precedono l’insorgenza del disturbo di panico sono tra i principali fattori ambientali correlati al disturbo di panico.
L’ereditarietà sembra giocare un ruolo nell’insorgenza del disturbo di panico. Infatti, figli di genitori con disturbi d’ansia, disturbi depressivi e disturbi bipolari hanno un aumentato rischio di soffrire di disturbo di panico.
5. Soffrire di panico aumenta il rischio di suicidio?
Sì. Gli attacchi di panico e una diagnosi di disturbo di panico sono associati a un maggiore tasso di tentativi di suicidio e di ideazione suicidaria.
6. Quali sono le conseguenze del disturbo di panico?
La disabilità sociale, lavorativa e fisica. I costi economici. Il più alto numero di visite mediche. L’assenteismo dal posto di lavoro o da scuola, che possono portare alla disoccupazione o all’abbandono scolastico. Una peggiore qualità della vita.
7. Gli interventi psicoterapici e farmacologici funzionano bene?
Sì. La terapia farmacologica e la psicoterapia funzionano in circa l’80% dei pazienti, soprattutto se il trattamento è precoce. Le ricadute sono comuni se persistono fattori scatenanti come lo stress, l’alcol, il fumo, i problemi finanziari, il divorzio, una malattia cronica, un’elevata sensibilità interpersonale, essere single, una bassa classe sociale e vivere da soli.
8. Quali patologie non devono essere confuse con il disturbo di panico?
Angina, Asma, Insufficienza cardiaca, Prolasso della valvola mitrale. Embolia polmonare, Disturbo da uso di sostanze, e altri disturbi mentali associati agli attacchi di panico devono essere esclusi prima di porre diagnosi di disturbo di panico.
9. Quanto dura un percorso di psicoterapia per il panico?
La durata può variare da individuo a individuo. Ma in genere sono sufficienti poche sedute di psicoterapia per apprezzare i primi, significativi, miglioramenti.
10. Come aiutare una persona che soffre di panico?
Aiutare la persona che soffre di panico a intraprendere un percorso di psicoterapia è la forma migliore di assistenza che si possa immaginare. A nulla servono invece le rassicurazioni o frasi tipo “E’ tutto nella tua testa”. I sintomi del panico sono reali e drammatici. E non vanno sottovalutati.